Batosta Lazio con il Feyenoord, tutto il discorso di Sarri alla squadra: i dettagli

Dopo il rientro dall’Olanda, la solita analisi post-partita. Il tecnico ha chiesto uno scatto in avanti di mentalità
Batosta Lazio con il Feyenoord, tutto il discorso di Sarri alla squadra: i dettagli© Marco Rosi / Fotonotizia
Fabrizio Patania
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ROMA - Pressare, non aspettare. Avanzare, non indietreggiare. Velocizzare il palleggio, non rallentarlo. La Lazio a Rotterdam ha dimenticato i comandamenti di Sarri. Lenta e timorosa, poco coraggiosa: ecco quale doveva essere la faccia tosta e la personalità di cui il tecnico ha parlato ieri alle 15, dopo il rientro a Formello dall’Olanda, nel confronto con lo spogliatoio. Servono uno o due tocchi per costruire. In Champions devi giocare ancora meglio, al top. E’ andata al contrario. Tre o quattro tocchi prima del passaggio, così la Lazio è diventata statica, prevedibile, incapace di creare occasioni (per 70 minuti) e restare aggrappata al risultato. Questione di mentalità. «Avrei preferito perdere rischiando, provando a palleggiare in faccia al Feyenoord, non così» ha raccontato Sarri.

L'organizzazione della Lazio

La Lazio ha perso sotto ogni aspetto: mentale, fisico, tecnico e tattico. La superiorità del Feyenoord è stata evidente. L’analisi sbatte su un dubbio: i giocatori di Sarri pressavano male e in ritardo o gli olandesi erano talmente bravi da riuscire a nascondere il pallone? Sono vere tutte e due le cose. La Lazio non aveva le solite sincronie e il Feyenoord non sbagliava un passaggio. Nel giro di un anno, Slot ha alzato il livello. Sarri e i suoi giocatori no, sono prigionieri dell’insostenibile leggerezza del gioco. Due volte bene, una male. «Bisogna crederci di più e rischiare» ha ripetuto Sarri al gruppo. Nessuna ramanzina, il tentativo di resettare e guardare avanti, pensando alla Fiorentina. Solita analisi post-partita, senza alzare i toni. Si trattava di Champions, Mau sapeva sarebbe stata dura in Olanda. Dopo le prime tre o quattro pressioni andate a vuoto, la Lazio ha rallentato, perdendo sicurezza. Non riusciva a prendere il pallone, si è rintanata.

Le differenza in campo con il Feyenoord

Hanno pesato le risposte negative di quattro o cinque giocatori. Immobile fuori forma. Vecino lento e involuto. Casale non è più lo stesso della passata stagione. Felipe un fantasma. E poi Luis Alberto, fantastico in Serie A, molto meno quando viene sovrastato. Wieffer, che la Lazio ha trattato in estate, non lo ha fatto muovere. Timber, imprendibile per Vecino, è scappato anche a Guendouzi. Zerrouki ha stradominato con Rovella e Cataldi: gol e regìa, neppure è un titolare fisso. E Santiago Gimenez, l’idolo di Rotterdam, era al debutto in Champions. Costava 20 milioni (come Castellanos) un anno fa, la scorsa estate il doppio. Il messicano ha un percorso da top club in Europa. Le statistiche Uefa segnalavano la forza olandese. Chi dubitava del Feyenoord, non aveva visto come avevano giocato, senza Gimenez, al Wanda Metropolitano. Ora guidano il girone. Alla Lazio servirà un’impresa per batterli all’Olimpico. 

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