Lazio, Immobile solo a mezzo servizio?

Leggi il commento del Corriere dello Sport-Stadio sull’attaccante biancoceleste
Lazio, Immobile solo a mezzo servizio?© BARTOLETTI
Franco Recanatesi
3 min

Sono successe tante cose negli ultimi 41 giorni, quasi un mese e mezzo, cose brutte e cose belle, il mondo va veloce, il mondo calcio ancora di più. Dal 21 ottobre ad oggi la Lazio ha giocato 8 partite fra campionato e Champions, quella col Cagliari sarà la nona. Il conto è facile, una ogni 4 giorni e mezzo. Ha ragione Sarri, ragione da vendere, così il pallone scoppia, e anche se il danno è globale qualcosa non torna riguardo alla sua Lazio. La classifica piange, diversamente dal cammino spedito in Champions, e oltre a figurare nella parte destra (da vice campione d’Italia!), alle spalle di Frosinone e Monza e a sette punti dal quarto posto, c’è un dato che colpisce e fotografa l’inatteso precariato: 21 ottobre scorso, stadio Mapei di Reggio Emilia, 35’ del primo tempo di Sassuolo-Lazio. Luis Alberto accarezza un pallone crossato da Felipe Anderson superando Consigli con un delizioso cucchiaino. Un gol speciale, specialissimo perché l’ultimo realizzato su azione dalla squadra biancoceleste. Dopo di che: quattro partite, quattro punti, due rigori Stop.

Lazio, l’immutabile percorso sarriano

Per avere un’idea più chiara di che cosa stiamo parlando: 450 minuti (compresi i 35 dei recuperi) senza creare un gol. Immaginate: giocare sette ore e mezzo senza violare la porta avversaria. Se non è un record poco ci manca. A Sarri non era mai accaduto di guidare un attacco tanto fragile, 14 gol alla tredicesima giornata, rigori compresi, la media di 1,07 a partita. Nella sua prima stagione a Formello aveva ottenuto 1,57, nella seconda 2,02. In molti hanno tentato di scovare il motivo di tanta sterilità: la ridotta efficienza degli altri due attaccanti, il ritardato ambientamento dei loro sostituti, lo shock di una partenza da incubo (ko con Lecce e Genoa), i guai fisici di Immobile, il lento progredire del suo nuovo sostituto. Tutto vero, ma lasciatemi aggiungere una postilla: l’immutabilità del modulo sarriano anche di fronte a valide contromisure degli avversari. Quando noi siamo in macchina e il nostro percorso è ingolfato, cerchiamo altre strade. Il toscanaccio no, magari resta in fila per ore ma non cerca scorciatoie. Il suo 4-3-3 è inciso nella sua idea di calcio. Gli manca la virtù dell’eclettismo per essere l’uomo del destino laziale, l’allenatore dal futuro che egli stesso ha immaginato: guidare la squadra all’inaugurazione dello stadio Flaminio, ribattezzato Maestrelli. Per tanti anni ancora, dunque, fino alla pensione. Ho voluto ricordare questi dati e manifestare le mie perplessità prima della partita con il Cagliari perché a cose avvenute è sempre facile parlare. I bravi colleghi spiegheranno su queste pagine come Sarri ha preparato la gara e con quali giocatori. Nessuno sa ancora con esattezza se ritiene Immobile la nuova versione dell’Altafini juventino degli anni 70 (impiegato con ottimo profitto nelle ultime mezze ore) oppure ancora in grado di sopportare ripetutamente partite intere. L’impegno con il Cagliari della volpe Ranieri (all’erta!) potrebbe illuminarci anche su quest’ultimo, essenziale quesito.


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