Enzo Raiola: “Romagnoli ha una promessa. Vi spiego le lacrime di Pellegrini”

Parla l'agente dei difensori della Lazio: "Il terzino spera di giocare di più. Patric è rinato"
Enzo Raiola: “Romagnoli ha una promessa. Vi spiego le lacrime di Pellegrini”© LAPRESSE
Daniele Rindone
5 min

Suo è lo scettro. Erede della dinastia Raiola, di cui Mino era Re Mida, è il cugino Enzo. Nel Team Raiola, scuderia di pezzi grossi, ci sono tre laziali: Alessio Romagnoli, Patric e Luca Pellegrini. Sogni di rivincita, aspettative, promesse mantenute e ricevute. Si parla di loro e non solo...

Raiola, partiamo da Pellegrini. Cosa c’era dietro le lacrime versate nell’intervista post-Genoa, hanno emozionato tutti.

«Viene da un passato alla Juve non felicissimo, era incompreso, si è sentito rinato alla Lazio. Dopo l’infortunio con l’Atletico, partita in cui aveva fatto bene, non ha più giocato perché Sarri ha fatto scelte dettate dall’equilibrio. Non ha mai messo in discussione il suo talento o il suo futuro. Senza nulla togliere alle decisione, è normale che Luca abbia sofferto le esclusioni per non poter dare a Sarri, che lo ha voluto, e alla Lazio, squadra del cuore, tutto ciò che sentiva. Le cariche di energia sono esplose. Guardavo la tv, mi ha colpito».

Qualcuno ha ipotizzato la partenza a gennaio.

«Ad oggi non abbiamo mai pensato di cambiare progetto. Luca vuole giocare di più e questo se lo guadagnerà in campo, l’input c’è. Spera che Sarri tenga conto di più delle sue potenzialità. Ha caratteristiche di propensione all’attacco, può fare tutte le fasi».

Romagnoli, da reietto a redivivo.

«Lui, Donnarumma e Bonaventura non sono stati compresi dal Milan, diciamo così. Alessio era stato frenato dalla pubalgia, ha vinto lo scudetto da capitano, ma i dirigenti di allora non erano molto entusiasti all’idea di proseguire. C’è stata una proposta, presentata tanto per farlo. E’ mancata la voglia di andare avanti, non l’abbiamo percepita».

La firma con la Lazio, una telenovela.

«L’epilogo è stato l’incontro con Lotito a Villa San Sebastiano. Dopo tante chiacchiere, Romagnoli decise di accogliere il messaggio del presidente. In futuro vediamo come andrà».

Ci sono dubbi?

«E’ molto contento alla Lazio, ci sono tante situazioni da valutare. Il presidente si è sbilanciato. Romagnoli veniva da una situazione di carriera importante, anche economicamente. Alla Lazio ha accettato le condizioni di Lotito, il massimo che poteva concedere, con una promessa: risederci e completare il percorso. Erano promesse legate ad alcuni step che la Lazio doveva compiere. La Champions, la qualificazione agli ottavi. Lotito espresse ambizioni legate alla crescita del club: restare nel giro Champions e il sogno scudetto. Due su tre si sono compiute».

Romagnoli rimarrà o no a vita?

«Ci dobbiamo rivedere con il presidente, sono sicuro che manterrà le promesse. Nel calcio non possiamo fare programmi. Ma a Roma, lo vedono tutti, Romagnoli splende di nuovo».

Patric, capitano in Coppa Italia.

«Grande soddisfazione. Tutti vorrebbero uno che dà sempre il massimo. Sarri lo ha elogiato. Durante il Covid ha vissuto un momento terribile, io ancora non lo gestivo. Mi ha raccontato episodi da brividi. Aveva perso certezze, era in scadenza. Abbiamo fatto un lavoro mentale importante, l’arrivo di Sarri ha contribuito alla sua crescita esponenziale nello spogliatoio e in campo. Il club gli ha dato fiducia con il rinnovo. Spera di raggiungere tanti obiettivi, il futuro prossimo è qui».

Raiola, come vede il mercato di gennaio?

«Lo sento molto freddo. Siamo in ufficio h24 a sentire diverse società. Ci sono giovani in rampa di lancio come Fini del Genoa, entrato contro la Lazio».

Donnarumma, il rosso con il Le Havre ha fatto il giro del mondo.

«Sono contentissimo del casino che si è creato intorno a lui. Capisco che quando capita un evento raro, come l’apparizione della cometa di Halley, si crea clamore. E’ stato espulso dopo 400 gare da prof e bisogna parlarne, lo dico in senso ironico. L’ultimo rosso risaliva a quando aveva 15 anni, giocava il Viareggio. Gigio è serenissimo. Bisogna valutare stato emotivo, stress. Ha già giocato 25 partite, a volte in condizioni ambientali difficili. Ogni partita decisiva tra Champions e Nazionale».

Al Milan si è rivisto Bennacer.

«E’ tornato dopo un impianto di cartilagine ad un ginocchio. Dicevano che sarebbe rientrato dopo 8-10 mesi. Impressionante, lo ha già fatto».

Cosa c’è nel futuro di Ibra? Farà l’allenatore, il dirigente, cosa?

«Mi ripete “devo riflettere e decidere bene”».

Qual è l’eredità di Mino?

«Ci ha detto di essere onesti. I giocatori non sono mai stati oggetti, ma gente di famiglia. Lo spirito è immutato. La maggior parte di loro ci ha seguiti. Una cosa alimenta i giorni, è la passione. Mino firmava contratti con Ibra e Haaland, il giorno dopo raggiungeva i baby per aiutarli a crescere. Così faccio insieme al mio collaboratore José Fortez».


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