Favola Felipe Anderson. E la Lazio vuole provare a blindarlo

Contro il Bologna il brasiliano collezionerà la 132ª gara di fila dal 2021: un primato in Europa. L’accordo con la Juve non è ancora chiuso e Lotito tenta un ultimo assalto
Daniele Rindone
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ROMA - Lotito corre dietro a Felipe Anderson, che lo intravede dallo specchietto retrovisore. Lotito prova una disperata rimonta, insegue Pipe con il rinnovo in mano, ma è dura stargli dietro. Corre come un Forrest Gump, gioca da 131 partite di fila, nessun altro in Europa è in campo da così tanto tempo, nessuno si è sciroppato così tante gare tutte d’un fiato dal 2021. Era un record da hall of fame laziale, il precedente primato apparteneva ad Alfredo Monza, difensore, era il 1935, si fermò a 124 partite. Piano piano il record di Felipe è diventato un vanto internazionale. Domani contro il Bologna le 131 presenze diventeranno 132 e le gare giocate in carriera nei cinque campionati top d’Europa saranno 300 (contro il Cagliari ha firmato la 299ª).

Felipe Anderson e la rincorsa di Lotito

Lotito fatica a stare dietro a Felipe e alla Juve, sempre in vantaggio per chiudere l’acquisto a zero. L’accordo raggiunto a gennaio prevedeva la firma a fine stagione. Non ci sono state anticipazioni, almeno fino a ieri. Lotito è ripartito in pressing, ha dato mandato al diesse Fabiani di allacciare nuovi contatti con Juliana Gomes, sorella-manager del brasiliano. Un incontro potrebbe avvenire a breve. L’offerta del presidente è ferma a 3,5 milioni (bonus compresi) fino al 2027. La prima proposta, faraonica, prevedeva un contratto di cinque stagioni, poi si è scesi a tre. E adesso c’è chi pensa che si possa tornare a cinque. Non erano previsti rilanci, si vedrà se avverranno o meno. Lotito non si è messo l’anima in pace, finché non sarà ufficiale il matrimonio Felipe-Juve vuole provare a strappare il suo sì. Ondeggiamenti e indecisioni (rinnovare o perderlo a zero?) sono stati determinati dai tentennamenti calcistici di Felipe. Slalom vincenti e perdenti. Serate di grandi esaltazioni, serate piene di magone. Lotito era partito in quarta a settembre per blindarlo in tempo così da evitare la scadenza di giugno 2024. Il calo di Felipe ha allentato la presa, tornata stringente la scorsa settimana. E la notte con il Bayern, che ha visto un rilucente Felipe, ha reso ancora più impellente la necessità di avere un ultimo confronto.

Il rendimento di Felipe Anderson

La voglia di correre avanti non manca mai a Felipe, su impegno e professionalità nessuno ha mai detto nulla. L’irregolarità del rendimento è l’unica carenza che si riscontra nei momenti di stralunamento. «Si accende e si spegne», dice spesso Sarri. Pur accendendosi e spegnendosi, quest’anno ha fatto gola alla Juve a zero e alla Lazio ha regalato 7 assist (6 in campionato, uno in Champions) e 3 gol (in campionato). Contro il Bayern è stato lui a guidare la carica servendo a Ciro il pallone che ha generato assalto e rigore. Perdere Felipe, regalarlo alla Juve, è un omaggio esagerato. Vedremo se Lotito riuscirà nel miracolo. Pipe nel frattempo porta avanti la sua missione, le partite da maratoneta. «Ci sono tante variabili che influenzano, nella mia carriera ho avuto poche lesioni, sono grato a Dio per questa cosa e per la mia salute. Le cose di base devono essere fatte nel modo giusto, mangiare bene, dormire bene, riposare il più possibile. Tutti questi fattori aiutano a continuare con questa sequenza di partite», spiega Felipe quando racconta il segreto del suo speciale elisir, tutti vorrebbero sorseggiarlo. «La Lazio è più che una squadra, è una parte della mia storia», aveva detto a Cagliari. Parole d’amore o parole d’addio. Vorrebbe andare, non vorrebbe lasciare. La sua storia laziale ha più di 10 anni, ha la scadenza. A volte va tutto troppo di corsa.  


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