Velocità doppia, Max al quadrato con Vlahovic. Il centravanti serbo cambia le partite, sposta gli equilibri, moltiplica per due il rendimento della Juve. Se n’è accorta la Lazio, quasi inattaccabile all’Olimpico, troppo sbilanciata e scoperta allo Stadium, colpita e affondata tre giorni dopo da Dusan. Lo sapeva benissimo Allegri. Ha recuperato Vlahovic, ha aggiunto i muscoli di Gatti, la corsa di McKennie e Kostic: quattro novità rispetto a sabato, è tornato all’assetto più logico e ha schiantato Tudor alla distanza con il contropiede, la specialità della casa. Così Max si è aggiudicato il primo round della semifinale di Coppa Italia. La Juve vera, il 3-5-2 collaudato, la solidità e le ripartenze con i due attaccanti. Se hai Vlahovic, gioca meglio Chiesa per un semplice motivo: trova spazi superiori, anche se il dialogo e i duetti tra i due attaccanti non è mai stato spontaneo e scorrevole. C’è meno pressione su Fede. La nuova Lazio di Tudor, peraltro, accetta l’uno contro uno, non difende di reparto come nella gestione Sarri.
I numeri di Dusan e la media punti
Dusan, di sicuro, fa la differenza. E’ molto, non tutto. Non vince da solo, ma aiuta a vincere, un fatto assodato e certificato dai numeri. Fatturato offensivo, gol, punti. Raddoppiano le medie dei bianconeri. La Lazio, passando dal campionato alla Coppa Italia, ha pagato il conto. Il serbo rientrava dopo aver scontato la squalifica. In Serie A ha saltato cinque partite. La Juve ha vinto una sola volta, nel derby d’andata con il Toro (2-0). Poi il doppio pareggio con l’Atalanta (0-0 a Bergamo, 2-2 allo Stadium) e due sconfitte in tempi recentissimi, in casa con l’Udinese e sabato all’Olimpico, nelle altre quattro occasioni. Quando mancava Dusan, riassumendo, appena il 20% di vittorie, una media di 0,8 gol e 1 punto a partita. Un cambio di passo si registra, al contrario, con il serbo in campo: 16 vittorie in 25 partite (pari al 64%), una media di 1,6 gol e di 2,16 punti per giornata. La Juve al quadrato: di fatto, raddoppia i suoi numeri.
Vlahovic decisivo e la sfida alla Fiorentina
Durante la stagione, c’è stata una Juve con Vlahovic e un’altra, molto meno efficace, senza il suo centravanti. Guarda caso, era a digiuno dalla fine di febbraio, quando aveva schienato il Frosinone con una doppietta prima del guizzo a tempo scaduto di Rugani. L’unica vittoria dentro un ciclo di 9 partite segnate da 4 sconfitte e da 4 pareggi in cui Dusan ne ha saltato tre per fastidi muscolari e squalifiche. La frenata della Juve non è stata casuale, ma contestuale ai disagi del serbo. Quest’anno, superata la pubalgia che lo aveva penalizzato nella stagione del Mondiale in Qatar, è tornato a segnare con regolarità e ha aiutato i bianconeri a tenersi nella scia dell’Inter. Gol pesanti, di solito decisivi. In campionato ne ha realizzati 15, di cui 10 determinanti: prima della doppietta al Frosinone, Dusan aveva firmato i pareggi con Verona ed Empoli, le vittorie nel finale con Salernitana e Frosinone (fuori casa), l’1-1 di fine novembre allo Stadium con l’Inter, il successo di metà settembre con la Lazio e il pari casalingo con il Bologna. Due doppiette, a inizio gennaio, avevano spianato la strada per le vittorie rotonde (doppio 3-0) con Sassuolo e Lecce che pure non entrano nel conto statistico. I suoi gol hanno “aggiunto” 13 punti alla classifica della Juve. Ora Max gli chiederà un altro sforzo. Nel mirino Coppa Italia e qualificazione Champions. Vlahovic è pronto per misurarsi con la Fiorentina. Sono passati due anni pieni dal suo trasferimento a Torino. Il serbo, nel girone d’andata, al Franchi entrò nel finale. Cinque precedenti, compresa Coppa Italia: Dusan, da ex, non ha mai segnato ai viola. Questa volta un gol peserebbe il doppio.