Lazio, una squadra in stato confusionale

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Lazio, una squadra in stato confusionale© ANSA
Franco Recanatesi
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Lo stato confusionale in cui versa la Lazio è dovuto a un peccato di precipitazione. Staccare la spina da un modulo tattico per attivarne subito uno nuovo può provocare - come ha provocato - un palese disagio. Vedo in campo una Lazio indecisa, tentennante sui compiti da svolgere che fino a due settimane fa erano altri rispetto a quelli che Tudor ha subito preteso. Un passaggio più morbido avrebbe avuto probabilmente conseguenze migliori. Quello visto a Torino e nel derby è un 3-4-2-1 arruffato che spesso mischia questi numeri e non si capisce più niente. Solo che Felipe Anderson terzino a tutta fascia desta più di una perplessità, che preferire lo spaesato Kamada a Luis Alberto come trequartista è come preferire Pupo a Frank Sinatra, che Romagnoli è da qualche settimana in fase di luna calante, che le sovrapposizioni Felipe-Lazzari sulla destra mancano terribilmente.
Ma oramai il nuovo ciclo è partito e come un treno in corsa è difficile fermarlo. I traguardi oramai sono labili e velati. La rimonta sulla Juve nella seconda semifinale della Coppa appare assai difficile per una squadra che cerca e non trova il gol come un assetato nel deserto invoca l’acqua. Da quando Tudor ha preso le redini della squadra, solo la zuccata di Marusic a tempo scaduto ha scosso la rete avversaria. Per il resto, un paio di tiri (flaccidi) nello specchio della porta nemica. Troppo poco in tre partite per poter procedere con ottimismo verso la rivincita con la Juve. Considerate le premesse e la classifica attuale, l’ottimismo si dilegua anche davanti ad una possibile posizione europea. Personalmente ritengo che la Conference sia comunque da evitare, come Sarri aveva lasciato intendere due anni fa.
Dovendo procedere ad una rifondazione sia di organico che di modulo di gioco, con tutti i rischi, le incognite e le difficoltà che tutto ciò comporta, sarà meglio affrontare una stagione di transizione comoda, senza l’impaccio di una competizione che strappa energie senza un concreto compenso né economico né di prestigio.
Sto parlando delle conseguenze di un flop di cui oltre che inutile è impossibile individuare i responsabili. Perchè i responsabili sono troppi, direi tutti: dai giocatori (non si nascondano dietro un allenatore sgradito o una società avara), appunto a un allenatore “talebano” nelle proprie idee non sempre confacenti alle caratteristiche dei giocatori, appunto a Lotito che non ha colto il fiore del secondo posto per farne finalmente un mazzo, cioè creando una società strutturata e non solo mono(lot)itica e investendo i proventi della Champions in un mercato più accorto e meno sparagnino. Ma non è oggi tempo di processi. Le rimanenti sette giornate di campionato e la quarta Lazio-Juve serviranno per valutare quadri e moduli e per regalare al pubblico le ultime illusioni. Che non è proprio quel che ci si aspettava, ma è quel che passa il convento.


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