ROMA - Tre anni fa ha appeso le scarpette al chiodo, oggi è un apprezzato commentatore ma nel suo futuro potrebbe esserci la panchina. Ospite di "Storie di Serie A" su Radio TV Serie A con RDS, Marco Parolo ammette che dopo aver smesso "mi sono preso del tempo per valutare e capire meglio il ruolo dell'allenatore. Più passa il tempo più l'occhio mi sembra tecnico. Tra poco faccio 40 anni e può iniziare una nuova vita. Verso fine carriera capivo meglio i miei allenatori. Soprattutto nell'ultimo anno, l'ultima partita. Stadio vuoto, periodo covid, sapevo che non avrei rinnovato con la Lazio. Mi sono messo lì, nell'area tecnica e dentro di me si è creato un sogno”.
Parolo e il futuro da allenatore
“I sogni non si raccontano ma non è molto distante da quella panchina". L'ex centrocampista rivela anche di aver "ricevuto due proposte per entrare in staff tecnici importanti. Non me la sono sentita. Credo di essere un allenatore decisionista e quindi in prima. Ho preferito dire di no, ringraziare e continuare la mia strada di studio e preparazione". E i riferimenti a cui ispirarsi non mancano. "Ho preso tanto da tutti gli allenatori che ho avuto. L'amore per il calcio, quello che ti sprona a dare tutto da Antonio Conte - prosegue Parolo - Conoscerlo prima mi avrebbe addirittura fatto fare un ulteriore step in carriera. Pioli aveva già l'idea di un calcio mobile. Una volta aveva in mente di far muovere da terzino a mediano dentro il campo Dusan Basta. Dusan non lo muovevi da lì, ma quell'idea in seguito l'abbiamo vista sviluppare da Guardiola con Walker. Da Inzaghi ho assimilato la capacità di gestione del gruppo. C’èanche Prandelli, uomo di spessore assoluto”.