Sarri, l'intervista sul ritorno alla Lazio: "Perché ho detto sì"

Il tecnico parla prima di iniziare la sua seconda avventura sulla panchina biancoceleste: "E' stato un anno terribile, ho voglia di allenare"
Sarri, l'intervista sul ritorno alla Lazio: "Perché ho detto sì"© Getty Images
Daniele Rindone
10 min

CASTIGLIONE DELLA PESCAIA (dall’inviato) - Sarri il Ritorno, che film è?

«E’ stato un discorso d’affetto, la Lazio è come tornare a casa. Se uno ci pensa con lucidità, solo dal punto di vista materiale, le possibilità di fare meglio del secondo posto del 2023 non sono tante. Ma la Lazio è un ambiente in cui voglio bene a tutti così come alla tifoseria, è stata una scelta d’affetto. Non ci ho pensato nemmeno più di tanto»

L’addio alla Lazio tra i tormenti e i dolori, era il marzo 2024. 

«È stato un anno terribile, ho perso persone importanti della mia famiglia, il calcio è stato ai margini. Ora ho voglia di allenare»

E’ stato tentato dalla Fiorentina? 

«Un contatto molto blando c’è stato, ma solo quando avevo già firmato con la Lazio. Ho avuto un sostegno straordinario e commovente dalla tifoseria della Fiorentina, hanno addirittura attaccato delle mie foto in città, una cosa bellissima».  

Spirito, gioco, mercato. Sarri è lo stesso di sempre? Litigherà con Lotito? 

«Torno con lo spirito di prima e sul mercato si litigherà sicuramente (accenna un sorriso, ndi). Sono tutte cose che conosco, ma non è che vengo per accontentarmi. Ho le stesse pretese di prima, prenderò le stesse incazzature di prima. Fa parte della normalità, sarebbe preoccupante se avessi un atteggiamento diverso». 

Primo obiettivo: divertimento? 

«L’obiettivo, se si riesce ad innescare, è il senso di divertimento nell’ambiente e poi nella squadra, di conseguenza si diverte anche il pubblico. Quando squadra e pubblico si divertono si accettano i momenti di difficoltà che ci saranno sicuramente». 

Si riparte dal settimo posto per arrivare dove? 

«La posizione in cui è arrivata la Lazio non ci consente di essere in Europa, l’obiettivo è tornarci a qualsiasi livello. Fa piacere avere tempo per allenarsi, ma fa piacere anche giocare in Coppa. Quando parlo di calendari intasati non lo faccio perché non voglio giocare in Europa, perché voglio calendari più logici».  

Riecco Sarri bastian contrario... 

«Adesso stanno dicendo tutti quello che dicevo io, ero stato tacciato di essere polemico. Siamo ai limiti, hanno messo anche questo torneo estivo (il Mondiale per club, ndi). Lasciamo perdere, è una roba che riguarda la politica sportiva, i voti da prendere per le elezioni. Non mi interessano queste cose. A me piace l’Europa, ma in modo fattibile»

Qual è la vera Lazio? Quella da agosto a dicembre o quella del 2025? 

«Il compito dell’allenatore è far rendere la squadra al 100%, poi ci sono dei limiti. Se sei da 7 e dai il 100% non basta perché se ci sono dieci squadre che valgono otto arrivi undicesimo. Se il limite è quello dell’anno scorso fai fatica a tornare in Europa. Ci sono tante antagoniste, Bologna e Milan non arriveranno di nuovo nona e ottava. Attenti al Como, lotterà per l’Europa. Il quadro nazionale è questo. Tornare in Europa non sarà semplice. Vediamo dove può arrivare la squadra, se raggiungendo il 100% ci saranno ulteriori margini». 

Parlando del Como si parla di Fabregas, è un suo erede? 

«L’ho visto a Coverciano ad ottobre, era in zona retrocessione. Gli dissi “arriverai a metà classifica”. Non era convinto. Era prevedibile che sarebbe diventato allenatore ed è prevedibile che diventerà un allenatore di un top club»

L’ultima Lazio quanto è adattabile al sarrismo? 

«Vedere le cose dall’esterno non è mai come vederle dall’interno. Magari da fuori ti piace uno e dopo 10 allenamenti dici “questo non è adatto a me”. Succede anche il contrario. Chi non è adatto riesci a farlo girare»

Che lavoro la aspetta? 

«Sarà diverso, come il calendario. Avremo molta più possibilità di lavorare rispetto al passato, in un anno e mezzo sono cambiati 6-7 giocatori. Da fuori faccio fatica a dire chi è adatto a me o no. Aspettiamo qualche settimana. Fermo restando che alcuni giocatori vanno in condizione subito, altri no. E le idee possono non essere veritiere»

La società le chiede il rilancio dei giovani

«Vediamo se riusciamo a ringiovanire un po’ la squadra, a liberarla mentalmente, a renderla frizzante. Ci sono tanti giocatori giovani, vediamo se riescono ad essere incisivi. I giocatori di 18-20 anni di alto livello costano cifre esorbitanti come i ventottenni forti di prima»

Quanti acquisti ha concordato con Lotito e Fabiani? 

«Rivedrò il direttore la prossima settimana. Porterà le sue idee, mi porterà qualche nome e io porterò i miei, vediamo. L’importante è che se serve un difensore arrivi subito». 

Quali sono i ruoli mancanti? 

«Se vogliamo giocare a 3 a centrocampo siamo corti».  

Dele-Bashiru ha forza, corsa e tiro. Ma il palleggio? 

«Non so com’è Dele-Bashiru nel palleggio, l’ho visto giocare trequartista, tutti mi dicono che non lo è. Vediamo di riportarlo a centrocampo e vediamo la sua evoluzione. Alcuni addetti ai lavori, diesse di altre società, ne parlano bene. Qualche qualità ce l’ha»

L’ultimo Isaksen può convincerla? 

«Non è vero che con me ha giocato poco, forse ha avuto meno minutaggio. Ha preso la strada giusta, non penso sarà un problema»

Provedel e Mandas, da chi ripartirà? 

«Abbiamo due portieri forti, si va lì e chi rende di più gioca. Se a dicembre il vice non sarà contento andrà via. Funziona così. Mettere paletti ora è estremamente prematuro»

Taty e Dia a confronto.  

«Il primo gioca con la squadra, è sofisticato, fa gol belli. L’altro fa più gol facili».  

Guendouzi e Rovella, due soldati per il Comandante

«Guendouzi è un animale contagioso per chi gli gioca accanto, ha bisogno del “guinzaglio”, non riesce a fermarsi al 100%, deve andare oltre. Rovella? Avevo detto che dopo 50 partite da vertice basso sarebbe diventato un top. Gli manca un po’ di palleggio, è molto forte»

Questo Gila non è il primo Gila? 

«E’ un giocatore esplosivo, deve limitare certi eccessi. Non mi sembra sia adatto alla Premier per caratteristiche fisiche, per l’altezza, più all’Italia e al calcio spagnolo. Diventerà molto forte»

Il Napoli scudettato. 

«Il mio Napoli non poteva permettersi acquisti di determinati costi, oggi ha creato un meccanismo per un ciclo vincente». 

Qual è il messaggio che ha mandato il Psg vincendo la Champions? 

«Ha dato una lezione al mondo. Ha mandato via i top player, ha abbassato il monte ingaggi comprando dei giovanissimi, ha vinto senza Messi e Neymar». 

   Sarri e il derby, 4 vinti su 6. Una garanzia. 

«Se si comincia ora col derby svengo prima di viverlo. Quando l’arbitro fischia la fine ti accorgi che sei vuoto nell’anima, dovresti stare a letto un paio di giorni. Non è una partita importante e se pensi sia una battaglia importante sbagli lo stesso. E’ una sfida tra due popoli». 

Sarri contro Gasp, derby di mondi diversi.  

«Lo stimo molto. Ha creato un modello di calcio. Sarà un bel derby». 

Un consiglio a Gattuso, neo cittì. 

«Sono affezionatissimo a lui. Gattuso sia Gattuso senza cedere a nessun tipo di compromesso». 

L’Italia riavrà un futuro? 

«C’è qualcosa che non funziona tra il valore del calcio italiano e il rendimento della Nazionale, perché due anni fa siamo arrivati secondi nel ranking Uefa dei club e quest’anno terzi, eppure con la Nazionale abbiamo problemi. C’è una disconnessione». 


Celebra la S.S.Lazio: Maglia ufficiale 125 anni direttamente a casa tua + abbonamento Annuale a soli 69,90۩ RIPRODUZIONE RISERVATA