Lazio senza coppe, né denari© Getty Images

Lazio senza coppe, né denari

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Ivan Zazzaroni
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Bella sfida, grossa sfida. Una sfida da Sarri e in fondo anche da Lazio. A 66 anni Maurizio sceglie di restare: in verità credo che non abbia mai pensato seriamente di abbandonare. Certo, quando ha saputo dopo un mese del blocco totale del mercato c’è rimasto malissimo: non ha gradito l’omissione presidenziale, si è sentito preso in giro, ma ha accettato le scuse e indossato le mutande di piombo.

Sarri convive da sempre con le difficoltà, nonostante le indubbie capacità non ha avuto una carriera in discesa: i problemi li affronta, contrasta, combatte tutto ciò che non gli garba - dai campi da terzo mondo ai calendari sragionati - a volte prevale, altre soccombe, restando comunque nel suo.

Alla Lazio sta per tentare un esperimento che ha pochissimi precedenti: se non interverranno novità (al momento sono da escludere) Sarri allenerà un gruppo alla cui costruzione non ha partecipato, diventando così il garante unico dei tifosi. Punterà comunque a un obiettivo concreto, provando a salvare Lotito da nuove contestazioni e si farà Lazio in tutto e per tutto.

Ciò che più mi è piaciuto della sua decisione, al di là dell’evidente attaccamento ai colori, è l’assunzione di responsabilità nei confronti dei cinque collaboratori che da un anno e mezzo subiscono la sua “disoccupazione” e che daranno il fritto per lui e la squadra. È così che si comporta un capo.

Senza coppe, né denari, chiedendo al presidente di non cedere i migliori (ci mancherebbe) Sarri si ispirerà a Kierkegaard per il quale «non è il cammino che è difficile, è la difficoltà che è il cammino». 


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