© © Marco Rosi / Fotonotizia Uomini delle caverne
Caro direttore, ti scrivo dopo aver letto il tuo pezzo sulla conferenza stampa “muta” organizzata (e poi rinviata) dalla Lazio per la presentazione di Sarri. Devo fare una premessa per i lettori: non sono il giornalista più attendibile per aprire un dibattito sulla comunicazione “chiusa”, ancorché “moderna”, delle società sportive, calcistiche in particolare. Non lo sono perché quando ho iniziato questa professione, e per almeno i vent’anni successivi, ho avuto accesso direttamente ai “canali” di comunicazione, a quei tempi chiamate assai banalmente “fonti”. Nella stanza di De Sisti, all’epoca allenatore della Fiorentina, ho fatto elementari, medie, superiori e università, e quello che ho imparato (poco, rispetto a quanto mi hanno insegnato) è stato per merito di allenatori come Agroppi, Ranieri, Ulivieri, Ancelotti e Prandelli, gente che spiegava il calcio senza farsi troppi problemi, senza avarizia, senza timore di scoprirsi e di svelare chissà quale segreto. Comunicazione da èra paleolitica, così la devono immaginare oggi i “social manager” o i direttori delle relazioni esterne. La domanda che vorrei fare non è rivolta a te, direttore, ma a Maurizio Sarri, che ho frequentato quando allenava l’Empoli e lasciava le porte aperte del Sussidiario per ogni allenamento («mica posso tenere fuori dei tifosi che ci vogliono bene?»). Certo, i tempi cambiano, ma a Sarri, uomo colto, ruspante, spostato politicamente a sinistra, vorrei chiedere perché proprio lui, persona che ama il dibattito, il contraddittorio, il “faccia a faccia”, accetta una conferenza di plastica. Anzi, mi correggo, perché ho una vaga sensazione conoscendo il soggetto: Sarri sapeva che la sua società avrebbe organizzato questo incontro fra muti e sordi? La sensazione che non ne fosse al corrente nasce dal rinvio della medesima conferenza a fine ritiro. Allora sapremo. Ho letto il comunicato della Lazio dopo il tuo pezzo e c’è una parola che proprio stona: “trasparenza”. Ma se siete trasparenti che senso ha presentare le domande scritte e non a voce? So che è da èra paleolitica anche il concetto che si cresce solo col confronto diretto, ma a te, direttore, e a Sarri vorrei ricordare quello che non molto tempo fa ha detto Ulivieri, 84 anni, presidente degli allenatori e uomo dal pensiero libero: «Nel calcio mancano le interviste di strada». Definizione stupenda, le interviste fatte sul marciapiede, quando l’allenatore poteva mandarti a quel paese perché avevi scritto una cosa che non gli piaceva e tu, cronista di un tempo andato, potevi rispondergli subito, mandando lui a quel paese. Chissà, leggendo tutto questo, come se la rideranno i social manager e i direttori della comunicazione. Firmato, il giornalista delle caverne Alberto Polverosi.
La risposta del direttore Zazzaroni
Le caverne erano il paradiso del giornalista, caro Alberto, e non si era mai soli: ci si formava e si cresceva insieme a professori di calcio e vita. Devo dirti che ho particolarmente gradito l’intervento di Renzo Ulivieri col quale ho vissuto anni indimenticabili a Bologna riuscendo perfino a litigarci di brutto per colpa di Baggio. Una meraviglia, solo cose di calcio e da uomini. Anch’io sono convinto che Sarri non sapesse nulla della conferenza “muta”: lo sono perché - e l’ho scritto ieri - l’avevo appena incontrato a Santa Sofia trovandolo bello carico e positivo: nel faccia a faccia lui è peraltro insuperabile, possiede un vocabolario ricco e dà risposte comprensibili e spesso definitive. Un capolavoro di comicità involontaria infine il comunicato col quale la Lazio ha tentato di spiegare il rinvio della presentazione. C’è un passaggio formidabile: «La scelta di realizzare la conferenza di presentazione di Mister Sarri negli studi televisivi del club nasce dalla volontà di offrire un prodotto tecnologicamente avanzato, innovativo e trasparente...». Càspita, nel 2025 hanno tentato di coprire i giornalisti e scoperto la televisione!
