Lazio, carta Pedro per il gran finale

Sarri lo ha utilizzato spesso nell'ultima mezz'ora: un jolly per trovare il colpo a sorpresa. Ora la sfida all'amico Fabregas, che spesso lo ha cercato
Daniele Rindone

La Lazio di ieri è la Lazio di oggi, ma ha sempre lo stesso uomo a sorpresa: Pedro. Sarri lo sta specializzando nella modalità utilizzata da Baroni, arma finale. L’anno scorso è stato il giocatore che ha segnato di più subentrando, 9 gol (in tutto 10 in campionato, 14 totali). Nell’era dei tre punti il record è di Muriel (11 gol da subentrato). Pedrito è stato sganciato in corsa in tutte e quattro le amichevoli internazionali: al 23’st con il Fenerbahçe, al 14’st con il Galatasaray, al 15’st con il Burnley, al 22’st contro l’Atromitos. Il primo gol del precampionato l’aveva segnato contro la Primavera (ma giocò titolare), l’ultimo ai greci. Di ruolo o da riserva, da ala o da trequartista, da falso nueve: ovunque giochi, comunque sia, è sempre lo stesso Pedro, anche a 38 anni. Non perde bellezza la sua corsa, la sua velocità, il palleggio, i tocchi, la destrezza. Il gol di Rieti l’ha segnato inventandosi una finta delle sue, liberandosi in un lampo, colpendo sotto la traversa. Stile, eleganza magistrale. E’ lo stesso Pedrito che aveva chiuso la stagione l’anno scorso. Il miglior jolly possibile.

La sfida all'amico Fabregas

Lo spagnolo sta preparando la sfida con Fabregas, amico da sempre, suo coetaneo. Uno in campo, uno in panchina. Stesso anno (1987), Pedro è di luglio, Cesc è di maggio. Fabregas ha provato a portarlo a Como l’anno scorso, l’ha raccontato lui il retroscena, risale al finale del mercato estivo 2024: «Contatti con Pedro? L’ultimo giorno di mercato gli ho mandato un messaggio per conoscere la situazione, un mio collaboratore mi aveva detto che era fuori dal progetto e da amico mi sono fatto sentire. Era troppo tardi». Pedro è stato un carissimo nemico l’anno scorso, nel match di andata a Como segnò un gol dei 5 rifilati dalla Lazio: «Fabregas? E’ stato strano vederlo allenatore, ma sono molto felice per lui perché sta facendo un grande lavoro. Gli auguro sempre il meglio perché per me è un amico e conosco molto bene la sua famiglia. Sicuramente farà una bellissima carriera».


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Un trofeo prima del ritiro

In futuro potrebbe seguire lo stesso cammino di Cesc, non ci pensa ancora, ha rinviato di un anno la decisione: «Quando sarà il momento prenderò una decisione sul mio futuro, ma per ora penso solo a godermi il resto della stagione. Vedremo fino a che punto arriveremo». Prima vuole provare a rivincere e vuole farlo con la Lazio: «Vorrei ritirarmi vincendo un trofeo». Nella Lazio si sente un riferimento: «Sono il più vecchio della squadra, ma cerco comunque di dare una mano. Mi sento a mio agio, vicino ai giovani, insegno loro quello che so... Questo è il mio ruolo». Essere un esempio. In ogni stadio, come accade ai veri campioni, riceve attestati di stima, un tributo spontaneo, da avversari e tifosi delle altre squadre. E’ il ricordo più bello che custodirà, l’ha già detto: «Ho potuto dedicarmi professionalmente a ciò che mi piace di più e lo sto facendo ancora alla mia età con un affetto straordinario da parte dei miei compagni, degli allenatori e dei tifosi. Quello che porterò sempre con me sarà l’affetto della gente».

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La sfida all'amico Fabregas

Lo spagnolo sta preparando la sfida con Fabregas, amico da sempre, suo coetaneo. Uno in campo, uno in panchina. Stesso anno (1987), Pedro è di luglio, Cesc è di maggio. Fabregas ha provato a portarlo a Como l’anno scorso, l’ha raccontato lui il retroscena, risale al finale del mercato estivo 2024: «Contatti con Pedro? L’ultimo giorno di mercato gli ho mandato un messaggio per conoscere la situazione, un mio collaboratore mi aveva detto che era fuori dal progetto e da amico mi sono fatto sentire. Era troppo tardi». Pedro è stato un carissimo nemico l’anno scorso, nel match di andata a Como segnò un gol dei 5 rifilati dalla Lazio: «Fabregas? E’ stato strano vederlo allenatore, ma sono molto felice per lui perché sta facendo un grande lavoro. Gli auguro sempre il meglio perché per me è un amico e conosco molto bene la sua famiglia. Sicuramente farà una bellissima carriera».


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