Pagina 2 | Il sarrismo senza il guanciale
Dunque? Dunque occorre voltare pagina. Allontanare le ombre di Como. Cancellare il confronto con lo scorso anno: Como 1 Lazio 5. La stessa Lazio della scorsa domenica, con Isaksen e Vecino in meno, ma un Como rivoluzionato con soli tre superstiti. Voltare pagina significa rispettare le caratteristiche dei giocatori a disposizione, che non hanno l’eleganza del palleggio ma sanno correre e pressare. E con Dia alle spalle di Castellanos sapevano mettere in ansia le difese. Oggi Castellanos è così nervoso probabilmente perché solo, non riceve un pallone, si annoia. Baroni l’aveva costruita così la sua Lazio, con un 4-2-3-1 flessibile che per i primi tre mesi della scorsa stagione destò ammirazione in Italia e in Europa: una galoppata in campionato dal 29 settembre al 24 novembre, 7 vittorie e una sconfitta sfigata (a Torino con la Juve, autogol di Gila); prima classificata di 36 squadre nella fase iniziale dell’Europa League. La rosa capace di quelle imprese è la stessa di oggi. Anzi, Sarri ha due pedine in più, Cataldi e Cancellieri, che forse avrebbero evitato il crollo di Baroni nella seconda parte della stagione. Non si tratta di copiare ma solo ripartire da una base solida e collaudata. Con l’aggiunta del tocco sarriano, uno chef che sa dare ad ogni piatto un gusto speciale.