Derby Lazio-Roma, così se la giocherà Sarri
ROMA - La desarrizzazione di Sarri è la conseguenza del nome mutato nel suo contrario: è passato dal dilettevole all’utile, dalla costruzione dal basso al lancio lungo, alla sponda o al contropiede, dalla Grande Bellezza alla grande concretezza.
Lazio non ancora 'sarrizzata'
È rimasta l’idea di sveltezza nel palleggio a uno-due tocchi, ma la sarrizzazione della Lazio non è ancora avvenuta, è rimandata a tempi migliori. Oggi aspetta e riparte anche Mau, quando è necessario. Cerca la profondità verticalizzando subito, quando è possibile. Ha dovuto rivedere il senso del possesso palla, di cui sono pieni i suoi libri di dottrina. Meno qualità, più velocità. È la Lazio che allena. Polvere di stelle: non ha più Felipe, Sergej, Luis e Ciro. Ha Taty che è un centravanti-pivot più che un uomo-gol e prova a sfruttarlo per caratteristiche. Ha Tavares e Dele-Bashiru, due ad alta velocità, ma che faticano ad entrare nei suoi meccanismi difensivi (Tavares) e offensivi (Dele-Bashiru). Ha Zaccagni a corrente alternata. Sarri dopo Como ha raccolto «numeri da Serie C». Dopo il Verona ha aperto ad un gioco di «palleggio e gamba»: «Il palleggio serve per aprire spazi e attaccarli con giocatori oltre i 30 km all’ora». Col Sassuolo ha rivisto la Lazio correre e palleggiare all’indietro: «La Lazio in questo momento è una squadra non abituata a mantenere le distanze, deve pensare tanto e perde naturalezza, brillantezza e tempi di gioco. Speriamo che pensare troppo finisca nel momento in cui l’essere ordinati diventa routine. Sviluppiamo con tempi troppo lunghi, prendiamo poche iniziative negli ultimi metri». Ha chiesto pazienza. La Lazio, dopo tre turni, ha lanciato in media 40 volte. Le sponde (sempre in media) sono 17,67. Le verticalizzazioni 178,33. Sarri deve moltiplicare i tiri nello specchio (3,33 di media). Ecco il mix di cui parla.
