Lazio, Sarri e il rebus modulo: con l’Atalanta può cambiare ancora
Era quello che non cambiava mai. Lui, estremista del 4-3-3 sarrista, oggi è alle prese col travaglio del modulo. L’ultima pena per Sarri, forse la più dura. Finito in trappola in estate, unico allenatore senza mercato, sabotato da infortuni e assenze, costretto a riconvertirsi tatticamente, dal 4-3-3 al 4-4-2 fino al 4-2-3-1. Vive le partite come una tortura, riempie le notti pensando a moduli e arrangiamenti tattici, pensando a chi far giocare tra riserve, esodati e residuati. Una tortura continua, accentua certi acciacchi fisici, lo spinge a reagire di malavoglia e a evitare le interviste quando è possibile. Sarri, alla seconda pausa, ci è arrivato con otto indisponibili, alla ripresa spera siano meno. A Bergamo il 19 ritroverà Guendouzi dopo il doppio turno di stop, riavrà Marusic e Pellegrini se tutto filerà liscio. Anche Vecino se finalmente si sentirà pronto. Due recuperi a centrocampo, due in difesa. Ma un forfait, quello di Zaccagni che si aggiunge a quello di Rovella. Nel conto per adesso non va compreso Dele-Bashiru, ancora fuori lista, in ripresa dopo lo stiramento.
Lazio, i moduli rebus e Sarri riflette
Sarri deve decidere se continuare coi moduli d’emergenza o se tornare al 4-3-3. Il rientro di Guendouzi, dopo quello di Belahyane, rimpolpa il centrocampo. Con Cataldi e Basic i mediani sono quattro, non più due. Ci vorrebbe il rientro di Vecino per salire a cinque. Guendouzi, Cataldi e Basic possono essere un’idea di centrocampo a tre con Belahyane rincalzo. Con Vecino ancora di più, ma l’uruguaiano deve acquisire minutaggio. A Bergamo non è pronosticabile titolare, sempre che rientri tra i convocati come tutti sperano. Per la Juve, il 26 ottobre, sì se riuscirà a giocare una parte del secondo tempo contro l’Atalanta. Sta a Mau la scelta, ha dieci giorni per pensarci. Molti consiglierebbero continuità con il 4-4-2 o 4-2-3-1, hanno dato effetti. S’è vinto a Genova e il punto col Torino è arrivato grazie alle combinazioni Pedro-Taty-Cancellieri. Due moduli che hanno valorizzato gli assalti di Matteo. I conti bisogna farli con l’assenza di Zaccagni, out 20-30 giorni. Vale per ogni modulo. Nel 4-3-3 andrebbe confermato Pedro, ma non può giocarle tutte. In alternativa ci sono Isaksen o Noslin. Sarri, in estate, spiegava che a sinistra da vice Zaccagni vedeva solo Pedrito. Quando ha fatto entrare Isaksen contro il Toro ha spostato Cancellieri a sinistra pur di piazzare il danese a destra. E’ un’altra convinzione cui forse dovrà rinunciare. Oggi sì che a Sarri farebbe comodo Insigne a sinistra, nel suo ruolo naturale. Un nome che continua ad aleggiare per gennaio.
Solo un'idea: concretezza più che bellezza
Sarri ha già rinunciato all’idea di bellezza per sposare l’idea della concretezza. Niente palleggio e triangoli, solo transizioni e contropiede, sponde che lancino Cancellieri in porta. Idee che si avvicinano ai moduli più antichi e produttivi. Sarri deve tirare fuori gemme dal fango di un’estate in cui la Lazio si è impantanata e sono poche quelle raccoglibili. Mau ha capito che deve puntare dritto verso l’unico destino da realizzare: condurre la nave in porto con i minori danni possibili, provando a costruire una parte di futuro nel presente. Sarri è tornato, è vero. Ma non può essere il vero Sarri. E dalla seconda alla terza sosta la Lazio affronterà Atalanta (fuori), Juve (all’Olimpico), Pisa (fuori), Cagliari (all’Olimpico) e Inter (fu ori). Tre big match su cinque, il calendario diventerà lo snodo e la voce di molte risposte che si attendono.
