Milan, il retroscena dell'affare RedBird-Elliott tra illazioni e "vendor loan"

Dopo l'annuncio ufficiale  della cessione filtrano dettagli importanti: l'operazione spiegata nei particolari
Milan, il retroscena dell'affare RedBird-Elliott tra illazioni e "vendor loan"© AC Milan via Getty Images
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Dopo l’annuncio ufficiale che il Milan sarà acquisito (per 1,2 miliardi) dalla società di private equity RedBird Capital Partners, da fonti vicine al dossier (citate da Calcio&Finanza) filtrano dettagli importanti che siamo in grado di confermare. Anzitutto, RedBird non accenderà prestiti bancari: JP Morgan ha partecipato come advisor di Elliott (insieme a Bank of America Merril Lynch) ma non erogherà finanziamenti. Parte del prezzo (200/300 milioni) sarà invece finanziata dallo stesso Elliott, al tasso di interesse del 6-7 per cento. Si tratta del cosiddetto “vendor loan” (prestito del venditore) una forma di finanziamento, piuttosto comune nelle operazioni di acquisizione, con cui il venditore concede al compratore un prestito che gli serve a pagare parte del prezzo: in pratica è una dilazione di pagamento, con l’applicazione di interessi. Il vendor loan consente al compratore di risparmiare rispetto ai normali prestiti ponte, concessi dalle banche a condizioni solitamente più onerose. Naturalmente, per negoziare un vendor loan servono due condizioni: la fiducia del venditore nella capacità e affidabilità dell’acquirente unita alla comune convinzione che il valore della società (in questo caso il Milan) possa crescere rapidamente.
Come ha riferito ieri Calcio&Finanza, il contratto di investimento prevede anche un premio (inferiore al 6%) al fondo Elliott nel caso in cui RedBird riuscirà a vendere il Milan a un prezzo più alto rispetto ad 1,2 miliardi. La percentuale sulla rivendita scatterà solo se RedBird guadagnerà dall’operazione. 
Nei giorni scorsi si erano diffuse illazioni da cui scaturivano perplessità: si parlava di 300 milioni in prestito da JP Morgan e di un vendor loan da 600 milioni di Elliott al tasso stratosferico del 15%. Illazioni, appunto, tali da mettere in dubbio la reale capacità finanziaria di RedBird ma oggi destituite di fondamento.

I dettagli dell'operazione

Secondo una nostra ricostruzione, che finora non ha trovato smentite, l’operazione seguirà due passaggi praticamente contestuali: RedBird acquisterà per 1,2 miliardi l’intera quota (vicina al 100%) mentre Elliott reinvestirà poi nel Milan acquistando una quota di minoranza. Questa meccanica consentirebbe a Elliott di chiudere con exit completa l’investimento effettuato dal 2018, consegnare agli investitori il valore creato nell’operazione ed aprire una nuova posizione. Resta da capire la partecipazione di Elliott al closing ma dovrebbe aggirarsi sul 25-30%. La domanda che questa ricostruzione suggerisce è ovviamente se il vendor loan da 200-300 milioni verrà chiuso con la cessione delle quote di minoranza che lascerebbe così il club con l’assetto azionario definitivo. Alternativamente, RedBird acquisterebbe una quota del 70-75% (840-900 milioni) finanziandone 300 col vendor loan concesso da Elliott. 
Chi non è pratico di queste operazioni si chiederà perché RB non acquisisca l’intera partecipazione con mezzi propri ma è utile ricordare che i fondi investono sempre, per definizione, capitali di terzi che raccolgono dietro la promessa di robusti ritorni finanziari. Quando investe, un fondo sa che dovrà restituire agli investitori (tra alcuni anni) le risorse maggiorate di un ritorno. La convenienza nel raccogliere parte dell’investimento in prestito (anziché dagli investitori) consiste in un costo per interessi spesso inferiore al rendimento (in genere 15-20% annuo) che gli investitori si aspettano dal fondo. Finanziare parte di un’acquisizione con debiti è dunque abbastanza normale (spesso conveniente) ma farlo a un tasso (qui concesso dal venditore al 6/7%) inferiore ai tassi bancari per simili operazioni consente di ottimizzare l’impiego di capitali.


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