Pioli e Inzaghi nelle sabbie mobili

Mercoledì Supercoppa a Riyad tra Milan e Inter: i due tecnici si ritrovano in mezzo al deserto per un trofeo che può decidere anche il loro futuro
Pioli e Inzaghi nelle sabbie mobili
Cristiano Gatti
4 min

In un mondo normale, comandato dagli uomini e non dagli affari, suonerebbe piuttosto grottesco che due squadre di Milano andassero a giocarsi una Supercoppa fino a Riyad. Ma siccome il nuovo mondo è diretto dagli affari, che ormai hanno amabilmente messo sotto gli uomini, il grottesco diventa logico e lineare, anzi un investimento geniale, dunque le due squadre di Milano giocheranno il loro derby a casa di Dio, con tanti saluti - e qualche struggente nostalgia - per le luci a San Siro e tutto quanto il resto. Tutti convocati mercoledì a Riyad, per decidere in teoria quale delle due squadre più forti della stagione passata sia la più forte in assoluto. La bella storia è buona per il candore dei bimbi e degli ingenui, perché tutti sanno che la Supercoppa è un trofeo come altri: nella realtà, uno spareggio simile andrebbe giocato subito, il giorno dopo la chiusura di campionato e Coppa Italia, perché a mesi di distanza diventa inevitabile dire che la più forte tra Milan e Inter sia il Napoli. Ma così ci portiamo troppo fuori, troppo alla larga: stiamo al gioco e fermiamoci per una sera al derby desertico.

Inzaghi e Pioli nel deserto

Proprio questo deserto non è soltanto una eccentrica localizzazione geografica, prima ancora è una perfetta metafora del non luogo in cui stanno vagando da qualche tempo i due allenatori di Milan e Inter. Chi l’avrebbe detto sei mesi fa, quando Pioli e Inzaghi erano a un millimetro dal diventare i nuovi reggenti della categoria profeti, specie eletta che si distingue dalla normalità lasciando un’impronta, uno stile, una griffe nella storia del calcio. Sono arrivati a un millimetro e lì si sono fermati. Non è una pausa di riflessione, sembra piuttosto una mezza crisi d’identità. Curiosamente, comune. Quanto meno parallela. Inzaghi all’Inter stava diventando quello che in poco tempo avrebbe cancellato il rimpianto di Conte e magari pure di Mourinho, Pioli la sorpresa che dopo tanti anni avrebbe fatto dell’allenatore del Milan un altro mito, dopo i Sacchi (bum), i Capello, gli Ancelotti. Sembrava andare così, la storia milanese, invece a questo punto i due mezzi profeti si ritrovano esattamente in mezzo al deserto, con la sensazione che l’attraversata sia più complicata del previsto, anzi con la sensazione sinistra di non sapere neanche più tanto dove sia la destinazione, nella certezza di non poter neppure tornare indietro.

Futuro in ballo

Con quel Napoli così bello là davanti, ormai molto distante, come un impalpabile miraggio, Pioli e Inzaghi possono metterci una pezza soltanto a spese dell’altro. L’incrocio sembra scritto nel destino, un incrocio iniziato in quel 3 aprile 2016, quando il 4-1 subito nel derby dalla Roma trasformò Pioli in un nome impronunciabile per Lotito, che difatti lo fece accomodare alla porta e promosse sulla panchina della Lazio il tecnico della Primavera, casualmente Simone Inzaghi. Morte tua vita mia, l’eterna tiritera degli allenatori, autentico articolo uno della loro costituzione interna. E come situazione esistenziale si ripresenta su per giù allo stesso modo parecchio tempo dopo, rimettendo i due emergenti di allora sulla stessa barca, sapendo però che uno dei due dovrà farsela a nuoto, perché chi perde la Coppa perde anche parecchie fette di reputazione e in fondo anche di futuro. Lì in mezzo al deserto, a metà dell’attraversata, non tira una bella aria. Già una finale secca lascia un risultato solo, in questo caso non lascia nemmeno la consolazione di un domani rassicurante. Dopo tutto, tenendo conto di come funziona la Borsa degli allenatori, la Supercoppa d’esportazione conta più per Pioli e Inzaghi che per Milan e Inter. Chi vince continua la sua traversata del deserto, chi perde rischia di smarrirsi in una bufera di sabbia. Anche se poi sappiamo che in questo nuovo mondo eterodiretto dagli affari, per quanto ce la raccontiamo, alla fine conta solo arrivare tra le prime quattro. Con i soldi della Champions, tante chiacchiere se le porta il vento. 


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Milan, i migliori video