La linea verde del Milan: il più anziano è Loftus Cheek a 27 anni

Sotto la guida di Pioli il Diavolo ha sempre dato spazio ai giovani attraverso scelte di mercato mirate
Giorgio Coluccia
4 min

Il giovane Milan punta alla seconda stella. Nel lungo avvicinamento al derby del 16 settembre non è certo un dettaglio, visto che il medesimo traguardo ce l’ha in testa l’Inter di Simone Inzaghi. L'obiettivo è identico, ma la filosofia alla base della costruzione della rosa è ben diversa perché se tra le big del campionato i rossoneri vantano l'età media più bassa (25,7) i nerazzurri invece hanno quella più alta (28,2). Tra i due estremi ci sono Napoli, Atalanta, Juventus, Roma e Lazio, tutte compagini arrivate tra le prime sette nello scorso campionato. In casa Milan, e nello specifico nell’era Pioli, si tratta di una piacevole abitudine dal momento che la guida del tecnico parmigiano è stata sempre affiancata alla linea verde, dotando la squadra di un futuro attraverso scelte mirate. Non a caso lo scudetto conquistato nel maggio 2022 è arrivato con una rosa forte dell’età media più bassa di sempre nella storia della Serie A a tre punti. Una cavalcata a cui presero parte appena cinque over 30, da Ibrahimovic a Giroud fino a Tatarusanu, Florenzi e Messias.

Milan, il più anziano è Loftus-Cheek

Quest’anno la rivoluzione estiva, con ben 10 innesti arrivati dal mercato, non ha fatto venir meno uno dei capisaldi della società anche dopo l’addio nella dirigenza al duo Maldini-Massara. Infatti tra i giocatori di movimento non è stato acquistato nessun ultratrentenne, anzi il solo Loftus-Cheek supera i 25 anni, e oltre alle qualità tecniche la squadra può contare su caratteristiche innate della gioventù, come spensieratezza e fame di nuovi successi. In compenso l’età media si è abbassata anche grazie alle uscite di alcune pedine più avanti con l’età, come i vari Messias, Rebic, Tatarusanu e Origi. Di fronte ai tanti cambiamenti imposti dalla trattative, Pioli ha scelto di non stravolgere subito la squadra e nelle prime tre uscite di campionato ha sempre confermato il medesimo undici di partenza, mandando in campo dall’inizio appena 3 new entry (Loftus-Cheek, Pulisic e Reijnders) su 10.

Derby, uno stimolo in più per fare bene

Il tecnico dei rossoneri potrà provare ben poche novità nei prossimi giorni, almeno fino a quando non rientreranno i primi nazionali partiti in giro per il mondo. Ieri, infatti, alla ripresa c’erano solo tre dei possibili titolari nel derby contro l’Inter (Calabria, Kalulu e Loftus-Cheek) e nemmeno un attaccante per via dei ranghi ultra ridotti. Ancora ai box anche Bennacer, fresco di esclusione dalla lista Champions, ma che sui social ha voluto mandare un segnale in attesa del rientro: «Dare tutto per tornare più forte» ha scritto sul suo profilo. Nonostante la fatica dei nazionali di certo al rientro ci sarà uno stimolo in più per via della stracittadina, con l’obiettivo di spezzare una serie di quattro sconfitte di fila a San Siro contro l’Inter. Un pizzico di sfrontatezza potrebbe non guastare, del resto la storia rossonera è piena di indizi in tal senso. Nella stagione 1987-1988 il primo Milan di Sacchi si arrampicò in cima per vincere lo scudetto con una squadra giovanissima - 23,3 anni di media - in cui alcuni dei più “vecchi” erano i quasi trentenni Baresi, Ancelotti e Tassotti. In sintesi, il modo migliore per scrivere la storia: vincere con una squadra di prospettiva.


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