Milan, Pioli sotto tiro per i motivi sbagliati

Leggi il commento al momento dei rossoneri e del tecnico dopo il ko in Champions League
Franco Ordine
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Il tribunale dei social (“la più grande rete fognaria”, definizione di Giampiero Mughini) ha già emesso la sentenza: per salvare la stagione del Milan occorre esonerare Stefano Pioli. E per incredibile paradosso, il motivo sventolato non è quello segnalato dagli analisti, cioè il numero industriale di infortuni che hanno decimato la rosa, spolpando la resistenza muscolare dei “sopravvissuti” e riducendo da martedì sera a un solo superstite (Tomori) la pattuglia dei difensori centrali (4 ko di lunghissima degenza: Thiaw, Kalulu, Pellegrino e Kjaer). No: hanno puntato su altro, sulla strategia calcistica, sulle scelte bizzarre (doppio centravanti con l’Udinese, Musah terzino a Lecce quale sostituto di Calabria) che sono in qualche modo un effetto collaterale del deficit principale. Di solito, nel calcio guidato da mani esperte, uno dei motivi ricorrenti per procedere alla sostituzione dello staff tecnico è dettato da un fattore principale: la perdita di fiducia del gruppo calciatori nella propria guida tecnica, la sintonia emotiva esaurita, come accaduto, per esempio, in quel di Castel Volturno tra Garcia e gli scudettati del Napoli.

Frattura Pioli-Milan

Nel caso di specie, ci sono segnali isolati (a Napoli) di una frattura tra tecnico e calciatori rossoneri. E ancora. Qualunque altro allenatore fosse eventualmente chiamato a Milanello per prendere il posto e la responsabilità del team rossonero potrebbe, nel giro di poche ore, “inventarsi” un difensore centrale con cui rimpiazzare col Frosinone gli assenti? E ancora potrebbe, con un colpo di bacchetta magica, riportare alla piena efficienza fisica Sportiello (per la sua assenza Maignan, contro la Fiorentina, ha giocato con 39 di febbre, pagandone le conseguenze anche martedì sera in Champions), Okafor, Leao, lo stesso Loftus Cheek reduce da un’altra sosta dopo il Psg oltre ai citati difensori centrali? La risposta all’interrogativo retorico è scontata: assolutamente no. Non solo. Se lo staff dei preparatori ha messo in atto correttivi ai metodi fin qui realizzati, un eventuale nuovo staff dovrebbe ricominciare da zero, senza i precedenti in materia. 
Come si capisce al volo esistono rischi sia nel caso di esonero che nell’altro (riconferma a tempo). La decisione maturata al termine del faccia a faccia tra Cardinale, il ceo Furlani e Pioli tiene conto infine dell’ultima difficoltà e cioè la mancanza di una alternativa convincente e affidabile, capace di rappresentare non una “toppa” all’attuale crisi ma una guida autorevole anche per la prossima stagione. 


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