Caso Milan: la plusvalenza di Elliott e il risparmio di RedBird

Il venditore ha fatto 400 milioni di utile, il compratore ha sfruttato un tasso contenuto
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MILANO - La notizia della Guardia di Finanza al Milan scuote l’opinione pubblica, come accade quando le indagini seguono modalità spettacolari e soprattutto quando hanno per oggetto società di calcio. Siamo in Italia, dove la notizia delle indagini fa più rumore delle conclusioni delle stesse: in questo caso, peraltro, siamo ancora a quelle preliminari. Nel 2022 Elliott Management e RedBird Capital conclusero un accordo sulla cessione della quasi totalità del Milan (99,93%) per circa 1,15 miliardi. Il compratore scelse di finanziare l’acquisizione con una combinazione di debito e capitale (raccolto presso gli investitori del fondo) in proporzioni all’incirca uguali. In casi simili, il debito viene prestato da banche di investimento specializzate in queste operazioni, di solito a tassi piuttosto sostenuti. RedBird si accordò invece con Elliott per ricevere da quest’ultimo la provvista per completare l’acquisizione, prassi non insolita in operazioni di questo tipo, chiamata vendor loan. Per RedBird la motivazione era evidente già nel tasso (circa 7%) decisamente più contenuto rispetto a quanto avrebbe potuto ottenere dalle banche. Per Elliott il vantaggio risiedeva nel facilitare una cessione da cui realizzava una plusvalenza importante (400 milioni di utile in cinque anni) sostituendo capitale di rischio con capitale di debito, destinato a essere restituito. Investendo cioè poco più del profitto ricavato dall’operazione. 
In questo tipo di operazioni capita sovente che le parti stipulino patti parasociali con cui si impegnano a nominare rappresentanti nel CdA o concedere diritti di consultazione per determinate operazioni. La tesi dei pm sarebbe che Elliott si sia spinto molto oltre nel potere di influenza, al punto da essere il proprietario occulto del Milan. Dove sarebbe il reato? Non essendo illecito che due soggetti privati stipulino contratti (il Milan non è quotato e perciò non soggetto a vigilanza Consob o Banktalia) l’ipotesi sarebbe di avere ostacolato la vigilanza della FIGC (magari della Covisoc) omettendo di comunicare la vera titolarità delle azioni. Che sarebbe di Elliott ancorché tutte le carte – anche da noi consultate e pubblicamente consultabili – la attribuiscano a RedBird. Il tema sarà anche capire se la Covisoc si configuri come organo di vigilanza meritevole di tutela penale perché anche in questo caso siamo in un territorio giuridico che pare inesplorato. 


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Complessità Milan

Indagati sono per ora Furlani e Gazidis, CEO attuale e precedente del Milan, ma non il club. In Italia la responsabilità penale è personale ma anche le persone giuridiche (cioè le società) possono commettere reati. In questo caso, Furlani e Gazidis sarebbero indagati in relazione alle funzioni svolte in ambito societario cioè (si presume) con riferimento a comunicazioni che si ritiene omesse.  
Una vicenda indubbiamente complessa di cui è opportuno attendere gli sviluppi prima di trarre conclusioni: almeno la chiusura delle indagini, se ci sarà, per valutare la consistenza di eventuali accuse. Per concludere, un parallelo estero. Del Man United, quotato alla borsa di New York, il finanziere britannico Ratcliffe ha acquistato il 25% attraverso varie classi di azioni. I Glazer mantengono una quota superiore che li rende ancora azionisti di maggioranza relativa ma un accordo tra le parti conferisce a Ratcliffe il controllo operativo del club. Chi ha dunque la proprietà dello United? Chi ne possiede la maggioranza o a chi ne esercita il controllo pur con una quota di minoranza? In Gran Bretagna nessuno sembra preoccuparsene troppo. 


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MILANO - La notizia della Guardia di Finanza al Milan scuote l’opinione pubblica, come accade quando le indagini seguono modalità spettacolari e soprattutto quando hanno per oggetto società di calcio. Siamo in Italia, dove la notizia delle indagini fa più rumore delle conclusioni delle stesse: in questo caso, peraltro, siamo ancora a quelle preliminari. Nel 2022 Elliott Management e RedBird Capital conclusero un accordo sulla cessione della quasi totalità del Milan (99,93%) per circa 1,15 miliardi. Il compratore scelse di finanziare l’acquisizione con una combinazione di debito e capitale (raccolto presso gli investitori del fondo) in proporzioni all’incirca uguali. In casi simili, il debito viene prestato da banche di investimento specializzate in queste operazioni, di solito a tassi piuttosto sostenuti. RedBird si accordò invece con Elliott per ricevere da quest’ultimo la provvista per completare l’acquisizione, prassi non insolita in operazioni di questo tipo, chiamata vendor loan. Per RedBird la motivazione era evidente già nel tasso (circa 7%) decisamente più contenuto rispetto a quanto avrebbe potuto ottenere dalle banche. Per Elliott il vantaggio risiedeva nel facilitare una cessione da cui realizzava una plusvalenza importante (400 milioni di utile in cinque anni) sostituendo capitale di rischio con capitale di debito, destinato a essere restituito. Investendo cioè poco più del profitto ricavato dall’operazione. 
In questo tipo di operazioni capita sovente che le parti stipulino patti parasociali con cui si impegnano a nominare rappresentanti nel CdA o concedere diritti di consultazione per determinate operazioni. La tesi dei pm sarebbe che Elliott si sia spinto molto oltre nel potere di influenza, al punto da essere il proprietario occulto del Milan. Dove sarebbe il reato? Non essendo illecito che due soggetti privati stipulino contratti (il Milan non è quotato e perciò non soggetto a vigilanza Consob o Banktalia) l’ipotesi sarebbe di avere ostacolato la vigilanza della FIGC (magari della Covisoc) omettendo di comunicare la vera titolarità delle azioni. Che sarebbe di Elliott ancorché tutte le carte – anche da noi consultate e pubblicamente consultabili – la attribuiscano a RedBird. Il tema sarà anche capire se la Covisoc si configuri come organo di vigilanza meritevole di tutela penale perché anche in questo caso siamo in un territorio giuridico che pare inesplorato. 


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