C’è Marinakis per alimentare il sogno del Monza dopo Berlusconi

L'imprenditore greco ha vari interessi sportivi controllando l’Olympiacos e il Nottingham Forest
Alessandro F. Giudice
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MONZA - La possibile cessione del Monza all’imprenditore greco Marinakis sarà probabilmente l’ultimo regalo dell’ex presidente Silvio Berlusconi ai familiari. Che il modello di business del Monza fosse insostenibile per chiunque non si chiamasse Berlusconi, sovradimensionato per una realtà di provincia nella cui area metropolitana sono già presenti due aziende calcistiche ingombranti e assai importanti, era chiaro a tutti. I figli del defunto Cavaliere, peraltro, non hanno mai manifestato particolare affezione per il business calcistico. A parte la poco felice parentesi di Barbara come co-AD, nessuno dei figli se ne è mai veramente occupato. Ai tempi del Milan, l’ex presidente dovette resistere, per anni, alle pressioni di Marina che disapprovava l’ingente impegno finanziario necessario per gestire il club rossonero con la passione del padre per la grandeur. Non si contano gli aneddoti di acquisti decisi all’insaputa della figlia maggiore, accettati obtorto collo a cose già fatte, con una punta di malcelata disapprovazione che doveva però stemperare davanti alla passione del padre. Uno degli episodi più noti fu l’acquisto di Rui Costa per 85 miliardi di lire. Racconta Adriano Galliani di una chiamata di Marina al padre alle 7 del mattino: «Papà, avevamo detto di non comprarlo» . E in effetti Berlusconi aveva detto no ma (dice Galliani) col tono di chi pensa sì anche se dice no. Anche lo smantellamento del Milan di Allegri, nel 2012, con le cessioni di Ibra e Thiago Silva fu una richiesta (si dice) della figlia preoccupata per l’impatto dei conti in rosso del Milan sui bilanci della Fininvest. Come le cessioni di Kakà e Shevchenko che il Cavaliere dovette avallare senza mascherare una punta di delusione. Quando Silvio sfogava senza limiti la sua passione, Marina provvedeva a riportarlo sulla terra con la forza della ragione.

L'ultimo giocattolo di Berlusconi

Il Monza però è stato un giocattolo più gestibile. Il veicolo ideale per far correre a briglia sciolta i suoi sogni quasi infantili per soddisfare la sua competitività mista alla smania di visibilità, con un impegno finanziario più gestibile a due passi da casa. Nei suoi cinque anni di gestione del Monza, il duo Berlusconi-Galliani ha perfezionato acquisti per quasi 80 milioni per una settantina di calciatori ripianando oltre 100 milioni di perdite. Oltre 50 milioni di perdita solo quest’anno. Numeri ingenti per un club partito dalla serie C. Risorse che nessuno, a quei livelli, può mobilitare sapendo che il rientro nel breve è praticamente impossibile. Il Cavaliere ha così trascorso gli ultimi anni della sua vita da protagonista dello sport, realizzando l’impresa di portare il Monza in A per la prima volta nella sua storia e perfino di piazzarlo nella parte sinistra della classifica, alle soglie della zona dei posti Uefa. Difficile che Marinakis possa fare altrettanto. Il controverso imprenditore greco ha vari interessi sportivi controllando l’Olympiacos (che in Grecia significa calcio, ma soprattutto basket) e il Nottingham Forest che ha appena conquistato una faticosa salvezza in Premier. Potrebbe ora replicare il modello, assai di moda, della multiproprietà ma è difficile pensare che il Monza possa mantenere la grandeur degli ultimi anni, anche perché i giocatori troveranno una differenza sostanziale tra la chiamata di Adriano Galliani e quella di un normale manager di società calcistica di provin cia. Per quello che si può pensare, i tifosi del Monza ricorderanno questi anni e resteranno grati (come lo sono stati quelli del Milan) a chi li ha portati per mano dentro un sogno. Il futuro sarà più ancorato alla realtà.


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