Napoli, i mariuoli del lato oscuro

Napoli
Ritiro: dal 9 al 19 luglio a Dimaro-Folgarida (Trento) e poi dal 23 luglio al 6 agosto a Castel di Sangro (Aquila)© FOTO MOSCA
Alessandro Barbano
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Tagsnapoli

Si firmano «i mariuoli», ma il loro striscione è un atto di teppismo intimidatorio, che colpisce Lucio Spalletti nel momento più difficile della stagione, e alza un’ombra indecifrabile che inquina l’aria. Non è una novità, in una città meravigliosa ma ancora costretta a fare i conti con il suo lato oscuro, e in un ambiente intrasparente. Se il tifo organizzato fosse una voce arcigna ma dignitosa, smaschererebbe gli autori, isolandoli in pochi minuti. Invece i «mariuoli» che minacciano il tecnico del terzo posto non hanno un nome.

Si respira una fragilità speciale attorno al Napoli. Lo scudetto sfumato dopo essere parso un traguardo finalmente vicino, la partenza di Insigne che chiude un decennio coincidente con un ciclo, l’incertezza sul futuro dei pezzi più pregiati della rosa, e da ultimo qualche crepa che si è aperta sotto traccia nello spogliatoio hanno trasformato l’allenatore nel capro espiatorio ideale per chi coltiva attorno al club interessi occulti e frustrazioni antiche. Spalletti è un bersaglio facile, perché è un tecnico coraggioso che ci mette la faccia, parla e dice quello che pensa, sceglie e sbaglia, come chiunque scelga. Ma ha portato fin qui in dote al Napoli più di ciò che dal Napoli ha ricevuto. Perché con pochi ritocchi sul mercato ha trasformato una squadra inguardabile nella più bella realtà del campionato, che per lunghi tratti ha espresso lo spettacolo migliore. Ha valorizzato giocatori male e sotto utilizzati, ne ha reimpostati altri in ruoli nuovi che erano scoperti, ha rispettato la vocazione offensiva della squadra, aggiornandola con la velocità del palleggio e un migliore gioco tra le linee. Il suo Napoli è parso a tratti superiore a quello di Sarri, ancorché come quello di Sarri ha scoperto nei momenti chiave una debolezza caratteriale insormontabile.

Non ha avuto, Spalletti, l’adesione fideistica dei tifosi napoletani. Il San Paolo ha preso a riempirsi solo quando la squadra ha avvistato la vetta della classifica. Qualche volta il tecnico si è visto lambire dal fuoco amico di critiche, interne al club, e dalla censura dei commentatori delle radio e del web. C’è da chiedersi se sia stato suffi cientemente protetto, come meriterebbe un allenatore che tenti l’impresa di ribaltare l’egemonia calcistica dei più potenti, più solidi e più maturi club del Nord.

Ciò che fin qui si è visto consiglierebbe una lettura da bicchiere mezzo pieno, suggerendo a tutti, società, squadra e piazza, un sostegno fiducioso. E ci chiediamo francamente se prima o poi si riuscirà a capire che la vittoria, nel calcio e non solo, è l’esito di una coesione costante nel tempo tra più soggetti ed energie attorno a un progetto comune. Non un sogno da coltivare con incoscienza e distruggere con capriccio alle prime difficoltà. Dopo aver bruciato un allenatore come Ancelotti, e dopo aver toppato con un tecnico come Gattuso, il Napoli dovrebbe finalmente imparare a costruire insieme con un allenatore attrezzato e moderno l’obiettivo che da anni insegue. Perciò basta ambiguità, battute ed equivoci che in un momento delicato possono scavargli attorno un fossato. Basta dettagli contrattuali, che circolano con frequenza irritante sulla radio più vicina al club, con l’obiettivo di dimostrare che la rescissione del contratto è possibile. Spalletti sia il presente e il futuro convinto di tutti. E da stasera la solidarietà di tutti gli giunga di fronte all’infamia di questo gesto vile.


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