Mario Rui, da guerriero a maestro grazie a Spalletti

Titolare in sette gare su nove sulla fascia sinistra nonostante l’arrivo di Olivera. Assist doc al Meazza per il Cholito. Kvara: "Con me subito disponibile"
Mario Rui, da guerriero a maestro grazie a Spalletti© LAPRESSE
4 min
Fabio Mandarini

NAPOLI - Super Mario Rui non è un videogioco: è la storia di un uomo che a 31 anni, e dopo una sequela di colpi incassati con nonchalance da pugile, ha ricominciato a volare. Sulla fascia sinistra, certo: del Napoli e, sorpresa delle sorprese, anche della Nazionale. Il Portogallo: titolare in Nations anche sabato, nel 4-0 con la Repubblica Ceca, e soprattutto autore dell'assist del bis di Bruno Fernandes. Scene già viste, cioè ammirate più o meno una settimana fa a San Siro: con il Milan era stato lui a invitare alle nozze del gol il Cholito. Mario, insomma, è stato ancora decisivo: ci ha preso gusto, e molto, ma la sua prestazione non è altro che la conferma di una crescita continua. Di una rivincita costruita con il lavoro e la pazienza di chi ha saputo spazzare via critiche ingenerose che in certi casi sono state anche feroci, spropositate. Che carattere: un sergente di ferro. Uno che Spalletti ha individuato sin dal primo giorno della sua esperienza azzurra come uno dei personaggi di maggiore spessore della squadra e che dopo la rivoluzione d'estate è diventato un riferimento assoluto. Un leader. E poi uno che ha saputo valorizzare la concorrenza come pochi: è arrivato Olivera, giovane purosangue della Celeste, ma indovinate chi sta recitando da titolare? Già, Mario. Super.

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Ciao pronostici

E allora, il ritorno di Rui. Che poi, se vogliamo, è soltanto la normalità vissuta dal 1° novembre 2017, notte di grande Champions con il City e anche di grandi dolori di un predecessore mancino tanto illustre quanto sfortunato: Ghoulam. Sì, salta il crociato del suo ginocchio destro e il meccanismo della famosa catena di sinistra con Hamsik e Insigne fa tilt. Bye bye. E via con Mario: quantificare i chilometri percorsi in questi anni fatti di un rendimento sistematico e qualche intoppo puntualmente sottolineato a dispetto delle fatiche, beh, non è mica facile. Di certo lui ha sgobbato, come un forsennato, e raramente ha respirato considerando i continui problemi di Faouzi. Al suo arrivo a Napoli, un annetto fa, Spalletti fece subito presente al club la necessità di avere un altro terzino, il famigerato terzino sinistro invocato anche dal popolo, e quando a maggio è arrivato Olivera dal Getafe la strada sembrava quasi segnata. Giocherà lui, si diceva: ha 24 anni, ha forza da vendere, è il martello dell'Uruguay. Totale: Rui titolare 7 volte su 9 tra campionato e Champions. E sempre tra i migliori.

Il sogno

Sia chiaro: la preparazione di Mathias è stata condizionata da un infortunio rimediato a giugno proprio con la Celeste e quando è stato chiamato a coprire la fascia, con il Liverpool e il Lecce, ha dimostrato la stoffa, la forza e la corsa di cui sopra, però dire che Mario abbia semplicemente sfruttato la circostanza sarebbe riduttivo. Sì: lui è un leader riconosciuto, uno di quelli che danno tutto - e anche di più - e sanno fare la voce grossa quando serve. «La prima persona che m'ha spiegato come comportarmi in campo e fuori è stato Mario Rui», ha svelato Kvaratskhelia. E non sorprende. Bel momento, davvero: tante partite, gli assist con il Verona e il Milan e la convocazione del Portogallo. A sorpresa: l'ultima con la Nazionale era datata 2020 e poi nulla più. Fino a sabato: richiamato, titolare a Praga e assistman. «Sono davvero orgoglioso di essere tornato anche se a causa dell'infortunio di Raphael Guerreiro. Mi spiace, gli auguro il meglio», ha detto. Il Mondiale non è più una chimera: «È un sogno, è ovvio, ma non ero in campo a pensare a me stesso. Per ora sono felice così». Umiltà. Che il ct Fernando Santos non trascura mica: «Mario ha fatto sempre parte delle liste. E poi è titolare della squadra che comanda in Italia: sta giocando molto bene». Tanto da sognare doppio: lo scudetto e il Qatar.

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