Napoli, provaci ancora Raspadori

Il gioiellino arrivato in estate dal Sassuolo è già una delle grandi certezze azzurre: compresa la Nazionale, ha segnato 6 gol in 25 giorni e stupito tutti
Napoli, provaci ancora Raspadori© FOTO MOSCA
Antonio Giordano
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INVIATO A CASTEL VOLTURNO - Visto che a volte è poesia romanzo, alle sei della sera il Napoli saprà già come orientarsi e cosa ne potrebbe essere di sé: perché mentre inizierà la fase del riscaldamento, e la Cremonese diventerà un paginone del romanzo da scrivere soprattutto con le proprie mani, Udinese e Atalanta avranno già finito di declamare se stessi. Ci sono due campionati, quasi come se fossero «Apertura» e «Clausura», ma lo scudetto è ovviamente uno solo: va costruito adesso, va difeso poi, va alimentato ripetutamente, senza lasciarsi andare, sapendo che le trappole sono disseminate qua e là e che per evitarle al Napoli conviene starsene dentro la propria natura, fascinosa e travolgente, autorevole e persino sfacciata, senza cambiarla eccessivamente. Il codice-Spalletti prevede una serie di certezze e il turnover, ch’è un procedimento da attivare anche a partita in corso e soprattutto adesso che si gioca ogni tre giorni, è una «diversità» già utilizzata in passato, un anno fa, quando le cinque sostituzioni hanno consentito di rendersi conto dell’ampiezza dell’organico ma anche delle sue carenze, tecniche o caratteriali: sarà pure per questo, per strategia pura, che avendo avuto risposte certe, prive di qualsiasi debolezza, il Napoli riparte da Raspadori e da Kvaratskhelia, che sommati rappresentano vibrazioni allo stato puro. Raspadori ha presentato le proprie credenziali in lieve ritardo: una doppietta all’Ajax, una rete a Glasgow, e uno allo Spezia, a cui aggiungerne uno in Inghilterra e un altro in Ungheria (tutto in venticinque giorni) e il rabdomante del gol - che ora sa di Paolo Rossi e ora di Bruno Giordano - ha confermato di appartenere alla categoria degli eletti, dove già si era sistemato Kvara, con quell’aria da scugnizzo e quelle diavolerie che attraggono pestoni.

Napoli, gli intoccabili

Raspadori è in fase evolutiva, dunque da definirsi, è capace di fare varie cose - la prima punta o l’esterno o starsene alle spalle di un centravanti classico - e comunque in grado sistematicamente di far male. Kvara è già esplosivo, è un crack, fa innamorare e disperare, tormento ed estasi, dipende dai punti di vista.

Tour Napoli

Fino a metà novembre, e vale per chi ha le Coppe, ci sarà da gestire l’energia e pure i momenti, da applicarsi sulle rotazioni e anche sulle conferme: Spalletti le sue scelte (ovviamente) le ha fatte, ha colto l’esplosione di Meret, liberato dalle pressioni del mercato; si gode lo spessore del capitano, Di Lorenzo (undici su undici e appena 6' sottratti alle statistiche); si lascia illuminare da Lobotka, il suo Iniesta, al quale ha evitato appena 124' di sudore e sacrificio), non riesce a fare a meno della materia grigia esplosiva di Zielinski e poi alterna quasi ovunque, perché il fiato non si spreca, tranne là davanti, con Raspadori che ormai ha scalato le gerarchie e con Kvara che le ha stabilite da sé, dribblando immediatamente qualsiasi perplessità e lasciando che Spalletti concentri le proprie rotazioni a destra, una volta Politano - come a Cremona - e una Lozano, ed è successo ad Amsterdam.

Raspadori e Kvaratskhelia, un terzo

Raspa più Kvara rappresentano un terzo del prodotto interno netto offensivo del Napoli, dieci gol su trentuno e soprattutto una capacità di legarsi anche tra le linee, di uscire dalla imprevedibilità degli schemi modificandoli ulteriormente e dunque arricchendoli di loro, della genialità di entrambi che si fonda con la reciproca rapidità di calcio e di pensiero: è un tratto identitario, tra i vari, che Spalletti ha cominciato a evidenziare, per riuscire a fare in modo che Napoli sogni. Alle sei della sera, allo Zini di Cremona, sarà chiaro se potrà continuare a farlo ancora, semmai da solo.


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