Napoli, Raspadori sbaraglia Osimhen

Il reparto offensivo del Napoli non conosce rivali: trentanove reti tra campionato e Champions. Il nigeriano, fermo per trentacinque giorni, per ora deve inseguire
Napoli, Raspadori sbaraglia Osimhen© FOTO MOSCA
Antonio Giordano
4 min

NAPOLI - Nove per nove fa Raspadori: e in questa magia che s’avverte nell’aria e però pure nell’area, c’è la sintesi perfetta del centravanti moderno, la sua capacità di far gol in vari modi - di sinistro o di destra, persino di testa - e di starsene liberamente là davanti, a scrutar le stelle. Nove per nove fa ancora 81, perché non si stacca un attaccante così dalla sua stessa natura, da una squadra nella quale ci sta dentro le linee o anche fuori, fa da collante o da terminale, da sponda o da «killer»: gioca Raspadori, con quella sua andatura composta, la faccia da bravo ragazzo, la dialettica evoluta e un calcio che guarda oltre la panchina, dove siede Osimhen, tornato da appena una mezza partita scarsa. Raspadori, quello che sembrava (sembrava!) arrivato per fare la sottopunta, per avvitare di nuovo il 4-2-3-1, in realtà è varie cose: volendo, se ne va a sinistra; però potendo, ora che è tutto scritto nella storia più recente di questo campionato, può comodamente continuare a fare ciò che gli viene genialmente bene.

L’anomalia

Raspadori è quello dei cinque segnati con l’anomalia, perché al giovanotto piace la Champions, gli viene facile tra il martedì e il mercoledì, e in campionato s’è fatto bastare la rasoiata alla giugulare dello Spezia, al tramonto di una partita sporca e perfida.

I templi

Ma Raspadori è anche quello dei palcoscenici abbaglianti, perché nell’ultimo mese, per non farsi mancare niente, ha segnato - nell’ordine - a Ibrox, al Mezza contro l’Inghilterra e poi alla Puskas Arena, sempre con la Nazionale; e quando è rientrato, sentito il richiamo delle leggende, ha messo assieme anche la Crujiff Arena e il Maradona, perché non si dica che non si lasci ispirare da ciò che sa di (grande, grandissimo) calcio. Raspadori gioca e Osimhen osserva, aspettando il suo turno, lui che ha appena raccolto quaranta minuti: ma è stato fermo per trentacinque giorni e ci sarà tempo, nel corso di una stagione folle, tentare di ristabilire le gerarchie, mettendo mister cento milioni davanti a tutti. Raspadori ha risposto come fanno gli attaccanti senza età, ha messo se stesso al centro del Napoli, è riuscito persino a far dimenticare - mica semplice - quel senso di disorientamento che s'è avvertito sul finire del primo tempo, con il Liverpool, quando si è fatto male Osi. E tra Raspadori e il cholito, che sta lì in agguato, Spalletti ha fronteggiato l'emergenza.

Intoccabile

Il turnover, o come si vuol chiamare, esiste ma sino a un certo punto: a destra, dove Lozano si è spremuto contro l’Ajax, stavolta sembra ci torni Politano, in quella altalena che serve anche per tenere a bada la stanchezza; mentre dall’altra parte è impossibile prevedere di fermare l’irrefrenabile Kvratatskhelia, ha già potuto «riposare» nell’ultimo quarto d’ora del match di Champions di mercoledì e Christian Zaccardo, il «mentore», non vede l’ora di gustarselo dalla tribuna. L'unica panchina iniziale, per il georgiano, risale alla sfida con il Lecce: poi Spalletti lo ha gestito, per quel che ha potuto, sottraendogli una mezz'ora di scatti superflui ad Amsterdam; un quarto d'ora nell'ultima al Maradona.

Dica 39

In quattordici si sono scatenati per costruire questa cooperativa del gol che ha toccato quota 39 - 22 in campionato e 17 in Champions - il miglior attacco ovunque, una verticalità che conquista e quel magnetismo che rapisce: nove vittorie consecutive e per la decima - almeno dall’inizio - ci vuole Raspadori, Giacomino, la conferma che nove per nove faccia 81.


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