Spalletti e Ancelotti, quel destino incrociato

Il passato e il presente del tecnico del Napoli tra intrecci e curiosità
Ugo Trani
5 min
Tagsnapoli

La prima avventura nella Capitale con Franco Sensi: Luciano Spalletti entrò in Casa Roma nel giugno del 2005. Non per caso, però. Per Carlo. Cioè Ancelotti. Con lui, del resto, si è spesso incrociato nella sua carriera. Più da candidato per panchine eccellenti che da avversario in campo. La svolta buona, però, resta quella della primavera di 17 anni fa. Durante la stagione orribile della squadra giallorossa, quella dei 4 allenatori diversi dopo l’addio di Capello: Prandelli, Voeller, Del Neri e Bruno Conti. La società giallorossa, prima della conclusione del campionato, decise di ingaggiare un profilo di primo piano per rilanciarsi. Quell’annata fu da brividi, nonostante la Coppa Italia persa poi in finale contro l’Inter: ottavo posto e qualche giornata vissuta in lotta per non retrocedere. Sensi chiese proprio a Bruno Conti di convincere Carletto. Compito durissimo. Inizialmente non bastò l’amicizia. Ancelotti era allenatore del Milan, ma Silvio Berlusconi aveva cominciato a criticarlo. E a quel conflitto interno si aggrappò la Roma. Conti e Pradè, però, non erano sufficienti. Oltre alla solita garanzia di una Banca, serviva coinvolgere altri interlocutori. I dirigenti giallorossi si appoggiarono a Pietro Leonardi, dg dell’Udinese guidata proprio da Spalletti. Aveva lavorato con Ancelotti alla Juventus come responsabile del settore giovanile. Lì è nato un feeling autentico e sincero.

Carletto fece una promessa a Conti e Leonardi a pochi giorni dalla finale di Istanbul contro il Liverpool di Benitez: «Se vinco la seconda Champions con il Milan, vengo alla Roma». Bruno e Pietro, pur fidandosi, prepararono però il piano B che sarebbe poi diventato quello decisivo. Scattò una settimana prima della sfida in Turchia. La Roma giocò a Udine il 19 maggio la semifinale di ritorno di Coppa Italia al Friuli. E Franco Sensi chiese di interpellare Spalletti. Su suggerimento di Conti che lo aveva affrontato tre volte in 40 giorni. Tre partite emozionanti e spettacolari. In campionato, a Udine, risultato in bilico fino al 3-3. All’Olimpico pari nell’andata di coppa: 1-1. Al ritorno Totti, tanto per restare in tema, firmò la qualificazione alla finale: 1-2. Spalletti, però, era stato promosso dalla Roma per il metodo di lavoro e per il gioco. A garantire ancora Leonardi e il percorso dell’Udinese che arrivò al quarto posto.

Lucio, subito ingolosito dalla proposta di Sensi, lasciò comunque i Pozzo in Champions, piazzamento inedito per il club friulano. E il 25 maggio il suo trasferimento nella Capitale diventò automatico: allo stadio Ataturk, il Milan regalò la Champions al Liverpool. Avanti di 3 reti all’intervallo, si fece rimontare in 6 minuti nella ripresa, arrendendosi ai rigori. Ancelotti, dentro la pancia dello stadio di Istanbul, decise di restare al Milan. Non voleva salutare dopo una delusione grande così. Chiamò Conti e Leonardi per rinunciare alla panchina giallorossa e preparò con i fedelissimi la notte del riscatto. Due anni dopo alzò il trofeo ad Atene, proprio contro il Liverpool di Benitez.

«Spalletti, l’allenatore del Chelsea?». La battuta, detta con un sorriso dispettoso, è di Daniele De Rossi, collegato da Baden, ritiro austriaco dell’Italia per Euro 2008. Nello studio Rai c’è ospite Spalletti, ancora alla Roma Ancelotti lo aveva appena incontrato a Parigi, raccontando il faccia a faccia davanti a un ascensore dell’hotel Four Seasons. «Che ci fai qui?» chiese Lucio a Carlo. «Sono in vacanza» la risposta. Erano stati convocati entrambi da Abramovich che per i Blues scelse però Ancelotti. Quel giorno si incrinò il rapporto con la Roma. Conti seppe solo dai media di quell’appuntamento e Spalletti si dimise dopo le prime due giornate: zero punti per i ko contro il Genoa a Marassi e la Juve all’Olimpico, con 6 reti incassate. Aveva già scelto lo Zenit San Pietroburgo per andare a vincere il campionato russo.

Quando Lucio tornò a Trigoria nel gennaio del 2016 seppe che anche Pallotta e Zecca avevano prima cercato Carletto. L’inseguimento tra i due è andato avanti a Napoli. De Laurentiis ha provato più volte a prendere Spalletti e c’è riuscito solo nel maggio del 2021. Lucio non aveva trovato l’accordo con l’Inter per salutarsi in anticipo. Così al Napoli arrivò proprio Ancelotti che però lasciò il posto a Gattuso. Ma Lucio ha avuto pazienza come in passato. Il sì dopo aver chiuso definitivamente con il club nerazzurro.


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