Napoli, il muro di Kim: Spalletti ha il suo tesoro

Non era facile sostituire Koulibaly, Giuntoli l’ha strappato alla concorrenza e lo ha blindato
Fabio Mandarini
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NAPOLI - Forse è nato un altro Koulibaly oppure siamo di fronte ad un muro differente. Gli elogi amplificano quello che di buono sta facendo Kim Min-jae e di riflesso sono meritati anche per chi l’ha scovato tra tanti. Giuntoli è stato bravo, lucido e tempestivo ad accorgersi prima di tutti, prima degli altri, dell’Inter o del Rennes che ci ha provato in extremis, a scovare in Turchia l’erede di KK pagandolo appena venti milioni. Sono arrivate nuove conferme e ne arriveranno altre a sotterrare anche gli ultimi dubbi sulle qualità del centrale sudcoreano. Kim, 25 anni, è un pilastro, una roccia, ognuno ha la sua personalissima idea di un centrale che in pochissimo tempo s’è preso il Napoli e pure l’Italia assieme all’Europa che lo sta celebrando come uno dei più forti giocatori nel suo ruolo.

Elogi

Si sprecano i complimenti, arrivano da tutti, a cominciare da Spalletti che dopo la gara vinta contro i Rangers lo ha definito «un animale» perché «ha una forza d’impatto e una frequenza di gambe incredibile», sensazione confermata anche da chi è stato per anni padrone di quel ruolo come Chiellini che, dopo aver ammesso di non conoscerlo, ha fatto i complimenti a Giuntoli: «Non pensavo fosse possibile sostituire Koulibaly, invece Kim ci è riuscito con grande personalità». Qualcuno va oltre e si sbilancia, come Capello per cui «Kim è già più forte di Koulibaly» entrando, prima di altri, nel vortice di paragoni spesso scomodi ma che danno il senso della grandezza di un’operazione della quale si parlerà per anni. Giuntoli l’ha strappato alla concorrenza del Rennes (ma piaceva anche all’Inter) pagando i venti milioni della clausola al Fenerbahçe, per ora è stato blindato con un’altra clausola da 50 valida solo per l’estero ed esercitabile per i primi quindici giorni del mese di luglio 2023.

Monster

Non era facile sostituire Koulibaly per diversi motivi, intanto perché a Napoli è stato leader e idolo, poi perché si era sistemato in cima ai top del ruolo, infine perché la Serie A è un mondo a parte, va scoperta e con calma assimilata. Invece Kim è sembrato un veterano del campionato, già dalla prima gara col Verona è apparso disinvolto accanto a Rrahmani, puntuale in ogni chiusura, attento e lucido fino al novantesimo. Non si ricordano particolari errori, anzi tornano alla mente recuperi provvidenziali come quello in extremis a San Siro dopo una partita governata con sapienza tattica e padronanza fisica. Stupisce di Kim la rapidità di gambe e la velocità d’esecuzione nonostante sia alto un metro e novanta e poi sorprende la sua capacità di adattarsi in ogni ruolo, a destra o a sinistra nei due centrali, accanto a qualsiasi compagno, sentendosi allo stesso tempo leader ma anche allievo umile pronto ad apprendere.

Impatto

Ballando e sorridendo Kim si era presentato nello spogliatoio portando con sé quell’allegria contagiosa che in campo si è tradotta in una spiccata sicurezza. Ha impiegato poco a familiarizzare con tutti e per Spalletti è diventato subito un riferimento. Forse sta nascendo (anche) un altro Di Lorenzo perché Kim si è iscritto all’elenco degli insostituibili che non accusano la fatica giocando ogni tre giorni. Con 1350 minuti in campo è dietro Meret (1440) che non fa testo essendo portiere e insegue solo il re degli stakanovisti Di Lorenzo (1430). L’impressione è che difficilmente Spalletti rinuncerà a lui così come lui raramente si lascerà tentare da una giocata ad effetto: in Italia con 4,5 palle spazzate è tra i primi di una big della speciale classifica. Preferisce non rischiare mai anche se nel complesso ha piedi educati coi quali è bravo a far ripartire l’azione. Di Kim ci si può fidare sempre.


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