Napoli, la grande bellezza è nell'impronta di Spalletti

Leggi il commento sul momento degli azzurri del tecnico toscano, capaci di sopperire alle assenze con il gioco
Napoli, la grande bellezza è nell'impronta di Spalletti© ANSA
Antonio Giordano
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E quindi, anche senza Kvara c’è vita intorno al Napoli, forse persino dentro, e quel senso di disorientamento - il pessimismo cosmico direbbe qualcuno - che s’avverte al primo starnuto del georgiano resta soffocato nei dribbling perduti, nelle veroniche che evaporano dinnanzi alla paura. Era già successo a Bergamo, con l’Atalanta, e poi con l’Empoli e l’Udinese: ma sì, quello era un’altra vita, un’epoca così lontana - due mesi, sanno d’eternità - che ormai ricordarsene diventa esercizio faticoso.

Più forti delle assenze

Il Napoli è una squadra, con Kvara probabilmente di più perché ha soluzioni che sfuggono alle contraeree avversarie, però nelle quattro apparizioni in cui ha dovuto rinunciare a quel diavolo senza paura, s’è preso dodici punti, ha segnato nove gol, ne ha subiti tre e, soprattutto, ha avuto la possibilità di liberare il talento di Elmas, affidandogli la zona - non le caratteristiche - che solitamente appartiene a quel talento sproporzionato. C’è un Napoli che riesce a dominare se stesso, ma anche gli altri, pure quando Kvara è costretto a starsene in poltrona, accomodato come un comune mortale che deve sbrigare gli effetti di un’influenza, e ce n’è stato pure uno senza Osimhen, rimasto per sette volte tra l'infermeria e il salotto di casa, o uno senza Anguissa, un paio di fisiologiche assenze nella fase iniziale e poi, dopo il Mondiale, le tossine di quel periodo che qualcosa hanno tolto: si può fare, com’è successo per l’infortunio di Rrahmani, esiste un mantra, si chiama gioco, addobbato adesso di una personalità che va gonfiandosi, che spazza via il terrore di trovarsi improvvisamente inariditi.

Rari i coni d'ombra

In questi suoi diciotto mesi, Luciano Spalletti, tra una rivoluzione e l’altra, ha lasciato che germogliasse un football capace di appartenere a chiunque, e pazienza se poi una sera, la Cremonese riesca a iniettare un sospetto che diventa tormento. Il Napoli sa come uscire da quei coni d’ombra perfidi dei quali è rimasto inghiottito raramente: dopo i pareggi con Fiorentina e Lecce, vinse a Roma con la Lazio e poi con il Liverpool e comunque ne mise assieme undici di seguito in campionato. Alla sconfitta di San Siro, con l’Inter, l’unico momento in cui si è seriamente avuto percezione di un mutamento occasionale ha spudoratamente reagito passeggiando con disinvoltura a Marassi con la Sampdoria e poi demolendo la Juventus senza pietà. E uscito dalla Coppa Italia, un dolore, ha suturato la ferita a Salerno in scioltezza, dimenticando Kvara: perché c’è sempre un’ala protettiva, sta nel gioco.


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