Simeone e i gol pazzeschi con il Napoli

Il Cholito è un rapace. Centravanti vero, con una media-reti  superiore a Haaland:  66 contro 67
Simeone e i gol pazzeschi con il Napoli© LAPRESSE
Fabio Mandarini
4 min

Giovanni Simeone è l’uomo che sovverte le leggi del calcio: in questo mondo, per romanzare un po’ il concetto d’insoddisfazione, si usa dire che un giocatore ha il mal di pancia, sì, eppure lui con il mal di pancia ha dimostrato di rendere anche di più: con la Roma ha fatto gol, ha fatto festa e ha regalato un’altra vittoria ai suoi. Fondamentale, da scudetto, come a San Siro con il Milan: mai storie banali, le sue. Mai. Il Cholito è questo: un rapace, un centravanti vero che conosce a perfezione i movimenti e i trucchi del mestiere e poi un atleta che porta in dote un’incredibile cultura sportiva e del lavoro. La partita di domenica, quella del terzo gol in campionato e dell’ottavo in stagione coppe comprese, è un po’ il simbolo della sua anima: «Avevo mal pancia, ma è stato bellissimo». Appunto. Di lui si potrebbero elencare una serie di dati, a cominciare dal fatto che la media gol/minuti è finanche migliore di quella di Haaland (uno ogni 66 minuti), ma tutto sommato è meglio guardare per capire: il modo in cui ci mette l’anima ogni volta anche per pochi minuti e le sue corse sfrenate dopo un gol, come se fosse il primo della vita, valgono più di mille parole per raccontare il Cholito.

La scaloneta

E allora, il bello del calcio: Simeone e la sua devozione. E poi, le ultime bellezze in fila: entrare al 30’ del secondo tempo sull’1-1 al posto di Osimhen; segnare nel finale la rete della vittoria con la Roma con un gioco da maestro dell'area; difendere l’ultimo possesso con le unghie e con i denti nonostante il problemino di cui sopra; stendersi sull'erba e abbracciare Spalletti e i compagni. Stremato ma felice. Il Cholito è uno dei volti più belli di questo Napoli da mille e una notte e, soprattutto, è la dimostrazione vivente di cosa significhi farcela da soli nonostante un padre grande come il suo (in due hanno firmato 100 gol in A, 70 Giovanni e 30 Diego il Cholo): il River e il Banfield per cominciare e poi una lunga trafila italiana tra Genoa, Fiorentina, Cagliari e Verona prima del grande salto. Un’occasione che ha inseguito con tutto se stesso, aspettando in religioso silenzio l’incastro perfetto di mercato nel corso di un’estate estenuante: voleva il Napoli e indossare la maglia che fu di Maradona dopo averlo frequentato da piccolo con papà, voleva coronare un sogno di bambino chiamato Champions, ha rischiato e alla fine ha vinto. E poi s’è messo a lavorare. E a segnare. Tanto che la stampa argentina comincia a chiedersi: non meriterebbe un posto ne La Scaloneta? Cioè nella Seleccion campione del mondo.

Sette per cento

Sia chiaro: vivere all’ombra di Osimhen, il meglio del momento, potrebbe quantomeno smorzare l'entusiasmo di un vice di 27 anni, e invece le interpretazioni del ruolo di Simeone sono un esempio che tutti gli aspiranti calciatori dovrebbero imparare a memoria: uomo squadra irriducibile, sempre grato, sempre sul pezzo. Tremendamente: 8 gol in 17 presenze e 525 minuti (esclusi recuperi); 3 in campionato, 4 in Champions e uno in Coppa Italia. E poi, beh, che medie: una rete ogni 53,3 minuti in Serie A; una ogni 61 minuti in Champions; una ogni 66 minuti in generale. Nessuno tiene il ritmo del suo tango, in Europa: Haaland fa centro una volta ogni 67 minuti, Mbappé una ogni 83 e Osi una ogni 101. Barbaro, direbbe lui in castigliano di Baires; pazzesco. Un po’ come il giochetto con la Roma: aveva il 7 per cento di segnare, 7 possibilità su 100 di battere Rui Patricio, e l’ha fatto sembrare facile. Lui è un virtuoso della meditazione e magari la pratica aiuta la sua concentrazione, per carità, ma vedendolo giocare con quegli occhi di brace chi direbbe che è un centravanti zen? Non scherziamo: è il Cholito.


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