Napoli, ansia Osimhen: come sta e le possibilità di giocare contro il Milan

Solo oggi nella rifinitura si capirà definitivamente se il nigeriano potrà giocare contro i rossoneri. C’è la tentazione di preservarlo per il ritorno
Antonio Giordano
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Pasqua con chi vuoi, con te da solo, nella quiete (apparente) di Castel Volturno a cercare qualcosa che somigliasse a una speranza; e Pasquetta con i tuoi compagni, che osservano neanche poi così distrattamente e si chiedono cosa sarà di Osi. Milan-Napoli è a un sospiro e il conto alla rovescia, va da sé, è perfido o forse di più: ma mentre sta per cominciare, manca niente oppure ormai meno di niente, soltanto il corpo può decidere quel che accadrà tra le tenebre di San Siro. Il fisico qualcosa ha detto, altro ha ovviamente taciuto, perché una corsa senza strappi non rientra nelle dinamiche di un quarto di finale di Champions League, perché chi va a trentasei chilometri all’ora in partita non si lancia alla stessa velocità in una seduta facoltativa in cui c’è già l’orgoglio e la volontà: domani, è chiaro, sarà un’altra storia, anzi sarà la Storia, che andrà avvicinata evitando ogni forma di prudenza ma pure stracciando il minimo pericolo per il futuro. Milan-Napoli è adesso, ovvio, ma pure tra una settimana, quando ogni rischio sarà stato (ovviamente) ridotto forse all’osso oppure no, ma nei pressi: e quindi, stamani, nella rifinitura, si potrà decidere e definitivamente cosa fare e come farlo, cancellando la cautela ma pure l’azzardo.

Fifty-fifty

L’adduttore sinistro è un tormento da maneggiare con cura e per non peggiorare questa situazione assai paradossale, nella quale la sorte ci ha infilato parecchio di suo, servirebbe un po’ di tempo: ma qui tempo, almeno per l’andata, non ce n’è, e tutto quello che può servire, in una strategia tecnico-tattica-scientifica, è proiettarsi sul ritorno. Ma un ragazzo di ventitré anni, con quelle fibre, con quella elasticità, ha pure il desiderio sfrenato di non rinunciare all’appuntamento della vita, quella attuale, e di assaporare il nettare di questa stagione che comunque altro gliene riserverà: ci sarà il match del 18 aprile, tanto per dirne una, e poi, chissà... Perché nell’orizzonte ampio è impossibile leggere, ci potrebbe essere una doppia semifinale o anche no, e comunque certe valutazioni vanno affrontate, con il conforto di Spalletti, con quello dello staff medico, con la propria natura, che è esuberante sino a diventare umanamente esagerata. 

Il bollettino

Poi è ingannevole leggere tra le righe dell’anti-vigilia e quando si parla di «lavoro individuale in campo e in palestra» si può semplicemente parlare di messaggio subliminale, non certo di pretattica, non a questi livelli. Però l’ansia si mescola con la fiducia, il timore si confonde con l’ottimismo e tutto diventa incertezza, almeno sino a stamattina, il d-day, in cui si uscirà dagli equivoci e si capirà se Osimhen salirà sull’aereo per andarsene in compagnia del Napoli a Milano, come sembra; o se quel viaggio lascia soltanto aperta la possibilità di sfruttarlo (magari part-time, a gara in corso) o se invece avrà un valore psicologico... Se, se, se... 

Raspa

Se poi Raspadori non fosse stato costretto, pure lui, a starsene in disparte, forse Spalletti starebbe meglio: ma dopo aver perso Simeone, che - aspettando gli esami - per un mesetto dovrà disertare, e vivere in questa nube “tossica” per Osimhen, scoprire che pure un terzo centravanti se la passa così e così non aiuta. Però c’è sempre l’inventiva: e quella a Spalletti, che ha ingannato l’attesa a modo suo, non manca. Ha dialogato tra sé e sé, ha dato un'occhiata al medico, il dottor Canonico, e insieme hanno aspettato che passasse la nottata.


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