Napoli-Verona, Spalletti ritrova Osimhen con un occhio al Milan

L'attaccante nigeriano spera di giocare almeno uno spezzone di partita in vista della Champions. Comincia Raspadori, dopo un’ora chissà...
Antonio Giordano
4 min

INVIATO A CASTEL VOLTURNO - Si stava così male in infermeria e poi in palestra e infine sulla poltrona di casa, a guardarsi le partite, che ad un certo punto è stato necessario fermarlo: non si può restare inchiodati con lo sguardo nel vuoto, mentre intorno c’è questo clima di festa, e non s’incatena un ventiquattrenne, con quel suo fisico bestiale, ad inveire al vento. Dov’erano rimasti, si sa: a Torino-Napoli, doppietta di Osimhen, quando le leggi della fisica e quelli della banalità vennero prese a ceffoni, quando l’uomo del vento o qualcosa che lo ricorda, staccò pure verso il cielo, come un LeBron James o un Michael Jordan, per urlare la propria felicità. Poi, c’è stato il buio nell’anima, l’infortunio in Nazionale, lo 0-4 con il Milan subito standosene in tribuna, la trasferta di Lecce cancellata per opportuni motivi, quella San Siro bruciata dal destino: ma adesso, ed è passato circa un mese dall’ultima partita, quasi venti giorni dall’infortunio, è tornato Osimhen, che lotta assieme al Napoli e adesso sorride. Il peggio è passato. 

Ce la fa

Nell’elenco dei convocati, e non è un semplice passo avanti, Osimhen è stato inserito senza aver alcun tipo di preoccupazione: poi si vedrà cosa dirà la partita, se sarà il caso di rischiarlo o di regalargli una ventina di minuti, così per introdurlo gradualmente in quel quarto di finale nel quale non può mancare. Le fibre di una forza della natura hanno suggerito di provarci e Osimhen è andato dritto al cuore della questione: si è allenato, ha sollecitato i suoi muscoli, ha sentito vibrare anche l’anima e poi, dopo la riunione con Spalletti e con il dottor Canonico, ha spiegato di sentirsi perfettamente bene. Ed ha avuto l’ok. Napoli-Verona è la tappa di avvicinamento che ragionevolmente era stata costruita al ritorno dalla Nazionale, quando i medici avevano scoperto, massaggiando l’adduttore della coscia sinistra, che si erano intorbidite le acque: un pizzico di ottimismo iniziale, ispirato da Osimhen intenzionato a resistere; poi l’amarezza di essersi dovuto arrendere alla scienza. 

L'ora di Raspa

La sorte a volte sa dove concentrarsi e per stavolta ha scelto l’area di rigore: fuori Osimhen, dalla ripresa ad oggi, e a Lecce una fitta anche per Simeone, il titolare in pectore per favorire il recupero di Raspadori. E' stata emergenza piena, Spalletti ha creato lo spazio intorno ad Elmas falso nueve, ha aspettato che Raspadori avvertisse nelle gambe il minutaggio giusto, lo ha dovuto gestire, e stasera lo rimanda in campo dall’inizio, con tutte le cautele del caso: non ha autononomia per i 90' ma un’ora delle sue può consegnarla al Napoli, che intanto poi capirà se è il caso di provarci con Osimhen o di modificare qualcosa nel proprio assetto, perché il Milan sarà già nell’orizzonte, oltre ad essere nei pensieri. 

La prova del 9

Almeno adesso c’è qualcosa che sembra normalità, un organico che certo è reduce dall’infermeria ma che può essere rotato e un Osimhen che sta guardando oltre, perché è il Milan che domina i pensieri di chiunque e quindi anche i suoi, ma che con il Verona vorrebbe almeno saggiare il campo, guardarlo da dentro, sentire di nuovo antiche vibrazioni di chi, avendo segnato venticinque gol, soffre maledettamente a starsene in astinenza: l’ultima rete, al Torino; ma al «Maradona» non segna dal 12 febbraio, con la Cremonese, sette partite fa, complessivamente 655 minuti. Quelli come lui sono terribilmente impazienti. 


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