Napoli-Salernitana, la resa dell'ordine pubblico

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Napoli-Salernitana, la resa dell'ordine pubblico© ANSA
Alessandro Barbano
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Lo spostamento della gara scudetto tra Napoli e Salernitana sarebbe la certificazione dell’inadeguatezza dell’ordine pubblico in Italia, ma anche una decisione inutile e dannosa per la città, per il calcio e per la sua economia. Alla vigilia del vertice tra prefetto, sindaco e istituzioni sportive, sentiamo il dovere di fare appello al residuo buon senso che anima gli attori di questa surreale vicenda, perché recedano da un proposito insensato.

In ballo la regolarità del torneo

Qual è la motivazione del differimento? Si fa fatica a comprenderla. Certamente non sportiva, poiché l’esito della gara e il momento in cui lo scudetto sarà vinto non sono preventivabili. Ribaltare l’ordine delle partite definito dal sorteggio è una mossa che inquina la regolarità del torneo e pregiudica indistintamente tutti: il Napoli e la Salernitana, ma anche la Lazio e l’Inter, il cui risultato è determinante, e ancora le altre rivali nella lotta per la qualificazione in Champions e per la salvezza. Praticamente l’intera serie A risulterebbe condizionata da una decisione che, tra l’altro, è una scommessa sul risultato delle gare coinvolte nell’assegnazione del tricolore. Se per esempio il Napoli non dovesse vincere con la Salernitana, o se la Lazio dovesse battere l’Inter, come la metteremmo? Come giustificherebbe il prefetto il rinvio di un evento sulla previsione di un risultato sportivo che non è certo? Si aggiunga che è implausibile spostare 48 ore prima una partita su cui sono puntati gli occhi del mondo, venduta su sessanta diverse tv e per la quale hanno già acquistato il biglietto sessantamila cittadini. Al danno economico per il sistema si aggiunge un danno morale per i tifosi, i quali hanno legittimamente costruito aspettative che sono il vero carburante simbolico di quella grande macchina di sogni che è il calcio.

Un momento atteso 33 anni

Con quale motivazione poi si decreta il rinvio? Il rischio per l’ordine pubblico della città non è maggiore se la festa inizia di sabato, o piuttosto di domenica. Tanto più che non si tratta di una festa destinata a finire lunedì. Se la macchina della sicurezza non è in grado di assicurare lo svolgimento di una festa, vuol dire che la città di Napoli e i suoi tifosi hanno perduto il diritto di festeggiare la vittoria della propria squadra. O piuttosto vuol dire che la prevenzione può fare più danni del caos urbano. Prefetto, svesta la giacchetta dell’arbitro che, decisamente, non le dona. Sindaco, comandanti delle forze dell’ordine, svegliatevi da questo sonno della ragione. Rinunciate a regolare i conti del calcio con misure di polizia e applicatevi invece a far funzionare i servizi urbani per consentire alla città di vivere la sua gioia, così come il campionato deciderà. Napoli attende questo momento da trentatré anni, adesso che sta per giungere rivelatevi all’altezza del compito.


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