Sabatini esclusivo: "Spalletti è il Caravaggio del calcio"

"Ho visto le foto di Napoli in festa. L’allenatore potrà fermarsi a pensare a quanta felicità ha donato: il delirio è giustificato"
Sabatini esclusivo: "Spalletti è il Caravaggio del calcio"© ANSA
Antonio Giordano
8 min

S come Spalletti. O come Salernitana. O come Sabatini. Ma, soprattutto, come sentimenti. Perché questa non sarà una partita di calcio, ma il frammento di un’esistenza piena e ricca, densa di valori che stanno nel calcio e pure fuori. Walter Sabatini la affronta da innamorato folle di mondi e uomini che gli appartengono, rappresentano qualcosa di lui, anzi tanto, racchiudono la sintesi di un tempo vibrante, di una amicizia inossidabile, d’un amore mai perduto. Napoli-Salernitana è un attimo, un’ora e mezza, in cui perdersi tra i ricordi, galleggiare in quel passato accecante, ritrovarsi con Spalletti a chiacchierare di sogni e poi lasciarsi cullare dalle fresche acque del semestre a Salerno. «L’ho scritto nell’introduzione del mio libro, citando Gabriel Garcia Marquez: la vita non è quella che si è vissuta ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla». Napoli-Salernitana è un (bel) capitolo del romanzo di Walter Sabatini.

Sabatini, immagini: lei in divano e in tv Napoli-Salernitana.
«E io orgoglioso e frastornato, perché là dentro, nel video, rivedo qualcosa di me, anzi molto, emotivamente. Sarà una giornata impegnativa, per il sottoscritto. Ma mi piacerà, la vivrò con grande piacere».

Da una parte ci sarà Spalletti.
«E spero che sia orgoglioso del capolavoro che ha realizzato. Luciano è il Caravaggio del calcio, ce lo ha ribadito il gol di domenica a Torino, manovra di aggiramento, palla che arriva a Zielinski, che poi va a destra dopo essere partita da sinistra su Elmas; infine la pennellata per Raspadori e la girata al volo. Questa è gioia per gli occhi».

Lei che lo conosce bene cosa gli dirà?
«Gli ho scritto dopo la vittoria sulla Juventus, che sigilla una stagione fantastica e surreale per i modi in cui si è sviluppata e per i contenuti che l’hanno arricchita. Il successo contro un avversario di così enorme prestigio sa di marchio e anche di definitiva celebrazione. È il valore aggiunto».

Scriverà anche a Iervolino, immaginiamo.
«A salvezza raggiunta, ovviamente. Per fargli i complimenti: ha lasciato che venisse ricostruita una squadra di qualità. Evidentemente il ciclo-Nicola si era concluso, a volte fatalmente succede. E De Sanctis è stato bravissimo a scegliere Paulo Sousa. la Salernitana di oggi può battere chiunque, non lascerà che a Napoli il suo ruolo sia quello della comparsa. Chi ha battuto il Sassuolo, che s’è liberato in precedenza di molte grandi, ha la testa libera e sa cosa chiedere a se stesso».

Spalletti ha scritto la Storia, senza che qualcuno sospetti che si stia lustrando la retorica.
«Non so cos’altro avrebbe dovuto e potuto fare, visto che il campionato è stato stradominato. Lo ha vinto da un po’ e lo ha sublimato in varie dimostrazioni di gigantesca bellezza».

Ma da incontentabile, lei che lo conosce bene, da cosa crede che si lasci tormentare?
«Ignori l’eliminazione dalla Champions, anche se comprendo i motivi della delusione. Ma sa bene che ci sono settimane-no nell’arco di una stagione e il destino a volte ama fare da sé. Rifletta sulla portata del trionfo, che non ha eguali, non ha paragoni: ha stravolto le statistiche, ha cancellato la concorrenza, ha offerto a Napoli un’immagine di straordinaria efficienza».

Il Napoli campione d’Italia è un atto rivoluzionario?
«Impressionante per le dinamiche che hanno portato alla realizzazione dell’impresa. È già stato detto ma conviene ricordarlo: De Laurentiis ha lasciato che Giuntoli, diabolicamente visionario, sostituisse Koulibaly, Insigne, Mertens e tutti gli altri andati via con una campagna acquisti sontuosa, prendendo Kvara e Kim. Una società che non ha un euro di debito e che anzi ha ridotto sensibilmente il monte-ingaggi sta lì, padrona del campionato, da mesi. Questa è luce nuova».

Luci d’artista, direbbero a Salerno...
«Verrò venerdì a presentare il mio libro, respirerò quell’aria che mi manca. Sono stato bene, sono stato amato. In questo momento non sto come vorrei, perché senza il calcio fatico, ma almeno ho tanti ricordi a cui aggrapparmi e quella salvezza appartiene anche a me. Sono riconoscente per la gratitudine e sono fiero di poter osservare questa Napoli-Salernitana sapendo che è piena di belle cose che mi appartengono».

Scelga un aggettivo per la stagione dell’una e dell’altra.
«Irripetibile. È ciò che sospetto diventi il Napoli persino per se stesso, anche se sogno che tra un anno Luciano possa invece emularsi e dunque ripetersi. Qui sono state create le basi per dar senso a un ciclo lungo e il mercato, si è visto, non fa paura. Se pure qualcuno dovesse andar via, perché di diavolerie in estate ne capitano e ad alcune non puoi sottrarti, Giuntoli ha spiegato che c’è sempre una possibilità insospettabile. Mentre, a salvezza raggiunta, saranno stati nove mesi straordinari per la Salernitana, che si presenterebbe ad agosto per la terza volta in Serie A. E si porterebbe appresso il lavoro di questo biennio, quello avviato da me ma che appartiene adesso per intero a Morgan De Sanctis. Il futuro gli appartiene».

Lo scudetto per Spalletti è risarcimento alla carriera?
«Direi di sì. Lo avrebbe meritato molto prima, per tutto quello che ha dato. Ma vincerlo così ti ripaga e sistema i conti con il passato. Ho visto le foto e le immagini dei vicoli e dei quartieri di Napoli stravolti, Luciano potrà adagiarsi per un attimo a riflettere su quanta gioia ha regalato ad una città semplicemente pazzesca. Hanno aspettato trentatré anni, mi sembra un’eternità. E ora che ce l’hanno fatta, il delirio è giustificato, perché non c’è stato un giorno, almeno da gennaio in poi, in cui ci sia stato il pericolo di perderlo. Siamo dinnanzi al trionfo del calcio e dello spirito, un premio ascrivibile a un allenatore geniale».

Dentro il vuoto alle spalle del Napoli ci sono due letture: la superba interpretazione del calcio di Spalletti, quindi i meriti di quest’energia esplosiva, e però (forse) anche i limiti strutturali emersi nelle altre Grandi.
«Io propendo esclusivamente per la prima ipotesi e basta. Il Napoli ha rappresentato un atto di prepotenza e lo ha espresso ripetutamente, andando a vincere in casa delle cosiddette antagoniste. A Milano, a Roma due volte, a Torino domenica scorsa, a Bergamo. È caduta così di rado che quasi non ce ne ricordiamo. È stato esemplare. Anzi, devastante».

E la Salernitana può essere fiera di sé.
«Ben allenata, anche motivata, ha svoltato e ha tracciato un solco. Ha dato stima al parco-giocatori, nel quale non mancano le prospettive e sul quale si può incidere attraverso il progetto su cui un presidente come Iervolino e un manager come De Sanctis sapranno intervenire. In diciotto mesi, più o meno, dal rischio concreto di tornare in Serie B, Salerno scopre di potersi accreditare come una realtà del calcio che verrà. Ci sono le condizioni ambientali perché ciò accada, perché lì c’è il germe della passione».

E quando finirà, davanti alla tv, Sabatini su cosa fisserà i propri pensieri?
«Il Napoli è un affresco in ogni sua giocata, me ne rendo conto nello sviluppo delle azioni e ritrovo tutto lo Spalletti che conosco. Un pensiero illuminato e illuminante. Sarà il suo giorno, adesso e per un bel po’, perché di questa squadra si parlerà nel tempo e a lungo. Ma la Salernitana non andrà al Maradona per essere spettatrice di un evento, deve ancora guadagnarsi la certezza della salvezza. E pareggiando con l’Inter, appena due settimane fa, ha sottolineato di non aver paura di nessuno, di avere un carattere indomabile. È così che ci si guadagna il rispetto».


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