Cosa vi siete vinti!

Leggi il commento del Direttore del Corriere dello Sport-Stadio sullo scudetto del Napoli
Cosa vi siete vinti!© ANSA
Ivan Zazzaroni
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Tagsnapoli

Oggi è bello essere napoletani (anche per chi, come me, non lo è). Perché è il giorno del riscatto: l’ambito non è il sociale, riferimento banale, usurato, la solita palla. Questo (riscatto) è totalmente sportivo. C’è qualcosa di anomalo e terreno nel terzo scudetto, forse il più atteso e importante della storia del club, anche perché ottenuto senza la genialità marziana di Diego Maradona: c’è la certezza che si tratti di un successo senza ombre, né sospetti, senza se e senza ma. Stavolta il merito è universalmente riconosciuto: negli ultimi mesi ho (avete) sentito commentatori o tifosi di altre squadre ripetere che, al solito, il campionato è stato falsato dai giudici e dagli arbitri, ma non per il primo posto, che è intoccabile, non per il Napoli che sul campo ha affermato ripetutamente la propria superiorità.

Il numero 3 non è lo scudetto di un grande Napoli, bensì di un Napoli spiazzante in tutti i sensi: è figlio di un tentativo (riuscito, riuscitissimo) di ridimensionamento dei costi, di un taglio anche emotivo col passato, ma anche della volontà di restare competitivi, sempre lassù. E' il risultato di un lavoro molto ben fatto: è competenza, esperienza, oltre la necessità. E rischio.

Oggi è bello essere napoletani perché la festa risveglia il ricordo di chi non c’è più e questo successo l’aveva a lungo sognato, accarezzato e all’ultimo perduto.

Da cosa vi siete persi si è passati a cosa vi siete vinti! Dolci iperboli. Ed è una gioia poterlo festeggiare e celebrare da direttore del Corriere dello Sport, il quotidiano sportivo più diffuso e amato in Campania e dai napoletani nel mondo. Un autentico privilegio umano e professionale avere accompagnato ogni giorno, in ogni momento, i ragazzi di Spalletti, averci creduto fin dalle prime uscite, dai giorni del ritiro estivo.

In queste pagine altre firme chiariscono il significato tecnico e industriale del trionfo, l’adattamento libero, l’ambizione scoperta. Molti l’hanno già fatto: la rapidità con cui Osimhen, Kvara, Kim, Lobotka e compagni si sono allontanati dal resto del gruppo ha alimentato spiegazioni d’ogni tipo.

Io, per l’occasione, ho aperto una lunga parentesi sentimentale, di suggestioni, emozioni, napoletana nel senso più pieno del termine. A Napoli sono legato da oltre trent’anni e centinaia di programmi televisivi e radiofonici, e incontri, e sapori, e volti, e sensazioni indimenticabili. La mia Napoli di non napoletano è stata - sì - Maradona, Bagni, Giordano, Bruscolotti, Ottavio Bianchi, Ferrara, Ferrario, Careca, Garella e in seguito Cannavaro, Cavani, Insigne, Hamsik, Grava. Ma è soprattutto una serie di personaggi che mi sono entrati nel cuore.

Napoli, poi, non ho mai preteso di capirla: mi è bastato assorbirne l’energia.

Quattro le figure per me speciali che non ci sono più: all’inseguimento di questo scudetto avevano dedicato tempo, risorse, fantasie, sacrifici anche economici, eccessi e errori. Penso a Giulio Germaniesi, l’editore di Canale 34: alla grandezza e all’unicità di Napoli mi introdusse negli anni Novanta con una televisione di altissimo livello. Conservo il ricordo di un visionario capace di lanciare Biagio Izzo e Alessandro Siani, Peppe Iodice e Gigi e Ross e di convincere Maradona, Tosatti, Mughini, Cucci, Sconcerti, Bartoletti a regalargli spazi settimanali. E poi Paolo Serretiello, tra gli amici più cari, l’anima di Radio Marte, per anni emittente radiofonica ufficiale del club.

Insieme a loro, Gianni Di Marzio, competenza, arguzia, ironia e spunti comici, e Gennaro Rambone: eterno precario, formidabile interprete di una napoletanità senza tempo, infelice a modo suo, mezze tinte mai: avreste dovuto vederlo e ascoltarlo, in lotta con un mondo sempre più irriconoscibile.

Un ritaglio personale di quella che dicono “napoletanità”, spesso fermandosi alla pizza oppure a ‘O sole mio, nobili tracce di un passato felice anche nei tormenti, rimosso con audacia imprenditoriale da De Laurentiis che oggi sarà sommerso da onde d’amore, ma farà bene, sempre, a conservare quella freddezza che gli ha suggerito e consegnato un’impresa grande accussì.


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