Napoli, la ricerca globale del talento

Leggi il commento sull'impresa tricolore della squadra azzurra, costruita dalla società sondando le nuove rotte del mercato
Ettore Intorcia
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Come il sole sul nostro orizzonte, come il pensiero filosofico nella storia dell’umanità, da Oriente a Occidente a quanto pare si muove anche il talento. La costruzione del Napoli dei record dimostra tante cose. Che spendere più degli altri non è garanzia di vittoria, ma farlo meglio probabilmente sì. Che non bisogna avere paura di osare, di rivoluzionare, di smantellare e ricostruire: il coraggio di scelte forti, certamente sofferte, è stato ampiamente ripagato. Kvara per Insigne, Kim per Koulibaly, Raspadori più Simeone al posto di Mertens e alle spalle di Osi, che c’era già. E dimostra, infine, che i nuovi fenomeni del pallone sono ovunque, basta avere la voglia di andare a scovarli e l’abilità di riconoscerli in mezzo a tante figurine, seguendoli dal vivo senza fidarsi dei soliti spacciatori di bidoni internazionali.

Un'allegra multinazionale

Il ds Giuntoli e il capo dell’area scouting Micheli non hanno avuto paura di sondare le nuove rotte del mercato, allargando gli orizzonti, spingendosi a Est ben oltre il confine della tradizione. Kim è il terzo coreano nella storia della Serie A, il primo ad aver fatto gol, il primo ad aver vinto. Dietro al suo arrivo via Turchia c’è un’idea, una progettualità, nulla di bizzarro come l’Ahn visto a Perugia, che Gaucci prima portò in Italia e poi ripudiò perché ci buttò fuori dal Mondiale, ma anche nulla di estemporaneo come il Lee scartato dal Barcellona e francamente impalpabile al Verona. Fino alla Georgia, invece, s’era avventurato il Milan con Kaladze, che in effetti qualcosina l’ha vinta, mentre Mchedlidze fu un’intuizione che, per stessa ammissione di Sabatini, si è rivelata «un fallimento». Kvara no, è un’altra cosa. Altra categoria, altra classe, altre prospettive. Il sospetto è che non abbiamo compreso appieno tutto il suo potenziale, dove potrà arrivare, dove potrà trascinare il Napoli. La squadra del terzo scudetto è un’allegra multinazionale nella quale ciascuno ha il proprio peso e ha avuto un’occasione, dal terzo centravanti (Simeone, l’argentino che segna solo gol decisivi) all’ultimo dei cambi di Spalletti. Sono rappresentate in questo gruppo diciotto nazionalità che coprono quattro continenti, manca giusto l’Oceania. Come siete messi a talento laggiù?


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