Napoli-Fiorentina, discorso di De Laurentiis per svelare il futuro

I suoi 19 anni di Napoli fino alla vittoria del tricolore: pronto un discorso per far capire che questa storia appartiene a tutti i napoletani
Antonio Giordano
5 min

Un film del genere, pieno di vita e d’emozioni, di lacrime e di tormenti, ce l’aveva nelle corde, inconsapevolmente: perché puoi stare pure a passeggiare sul red carpet o lì intorno, sentire il ciak del regista, il ronzio delle telecamere, chiacchierare amabilmente con Angelina Jolie e Gwyneth Paltrow, ma se non hai mai messo la testa nel pallone, ne ignori le potenzialità mediatiche, i suoi effetti speciali e pure le tue capacità da visionario allo stato puro. Aurelio De Laurentiis, nel settembre 2004, sapeva quasi tutto di sé, tranne di avere un futuro mica soltanto dietro le spalle, come avrebbe detto Gassman: e quando mise piede in uno stadio, il San Paolo di quelle stagioni incerte, e scoprì che contro il Cittadella c’erano sessantamila spettatori innamorati persi, intuì che stava per nascere un’altra vita, ricca di episodi avvincenti, di qualche piccola e impercettibile ombra, di una dimensione onirica nella quale planare dolcemente. I cinquantamila di giovedì sera, quelli del suocalcio virtuale, sono già seduti di nuovo al Maradona, stavolta la partita è reale, e dopo aver parlato a caldo allo stadio, poi a freddo a Milano e infine sotto le luci di "Cinque Minuti , da Bruno Vespa, nel suo sabato casalingo si è sistemato in divano per preparare il discorso del re, che verrà sviluppato a braccio, avendo solo in testa un filo conduttore svelato in tv.

Attesa

«Stiamo preparando una festa bellissima, che proseguirà poi per la gara con l’Inter e anche oltre. Ma la cosa bella è che qui ci sarà sempre questo clima. Siamo fieri di essere riusciti a regalare una favola attesa da trentatré anni. In un decennio siamo tornati in Europa e in un altro decennio siamo riusciti a conquistare il titolo». E il futuro, ovviamente, gli apparterrà per intero, non ci saranno tentazioni, né corteggiatori ammessi ad un tavolo delle trattative: verrà un momento, uno nuovo, in cui riprodurre nuove sceneggiatiure, però sempre eguali a quelle precedenti, perché il collante tra una esistenza e l’altra - quella del produttore che si fonde con il presidente - rimarrà l’ambizione già confessata intorno alle 22.37 del 4 maggio, diventata la data-simbolo dell’epoca De Laurentiis.  

Emozione

Lo show di una notte è in questi diciannove anni racchiusi in un sogno che verrà offerto al pubblico, con una parte del quale c’è stata una inaspettata e quindi sorprendente riappacificazione dopo la feroce contestazione con il Milan. Ma questo è il passato, rimane sottotraccia, anzi è stato persino ormai dimenticato, perché qui si corre, è successo altro, sono capitate cose che non si vedevano dal secolo scorso, da quando c’era Diego e ancora non era nata quella generazione di tifosi ai quali si rivolgerà stasera, quando prenderà il microfono, se l’emozione non finirà per sommergerlo o per frenarlo, ammesso che ci riesca qualcosa o qualcuno. «Mi avete sempre detto: noi vogliamo vincere. E lo abbiamo fatto tutti assieme. Grazie a tutti. Ma ora abbiamo nuovi obiettivi, rifarlo assieme: vincerlo e rivincerlo ancora. Poi ci mancherà la Champions. Il progetto non si ferma certo oggi, perché questo scudetto è un punto di partenza e non di arrivo. Lo abbiamo costruito in quesi diciannove anni, perché come dicono i francesi, je n’ai rien de regretter». Non può esistere nessun rimpianto, non ora, neanche di aver improvvisamente abbandonato Angelina Jolie e Gwyneth Paltrow sulle colline di Los Angeles: sarà arrivato anche a loro, fin lassù, l’eco dello scudetto. 
 

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