Così Accardi ha scoperto il capitano dello scudetto

Vi raccontiamo i segreti del ds dell’Empoli che può prendere il posto di Giuntoli. È l’uomo mercato di Corsi dal 2016
Antonio Giordano
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È d al basso che si costruisce (anche) nel calcio, palleggiando o anche osservando, decifrando e semmai pure studiando: ed essendosene stato sempre «nascosto» laggiù, dove in genere non batte il sole, Pietro Accardi ha cominciato a pianificare, progettare, ideare, inventare. Quando il football era già simile a quello di oggi e gli esterni bassi avevano ormai smesso i panni del fluidificante, per cominciare se ne stette a sinistra; ma per guardare la manovra da dentro, e non finire ai margini, giusto il tempo di annusare il vento, scelse un’altra vita, sempre moderna, né stopper o libero, ma difensore centrale. E’ con i dettagli che si alimenta un’idea: Marsala, Palermo (cioè casa sua), Sampdoria, Brescia, Sampdoria, Brescia e infine Empoli, con il portamento elegante e l’espressione di chi ha scelto di capire perfettamente ciò che gira intorno. La carriera è un po’ lo specchio dell’anima, c’è prima il senso di appartenenza alle radici, poi la riconoscenza verso gli «ammiratori», infine una fedeltà che rientra nelle scelte, sempre eguali a se stesse, perché la gratitudine è un valore e pure il profumo dell’amicizia. E quando Accardi va in cerca del chiodo, per sistemare gli scarpini, Empoli diventa la famiglia: dove altre fare un master, se non con Corsi come docente e in una città che sembra un laboratorio e invece è tante cose assieme, il calcio innanzitutto, affrontato con competenza e stimolando pure il senso degli affari? 

L'eredità

La scrivania di Cristiano Giuntoli, nell’ultima stanza in fondo al corridoio del centro sportivo di Castel Volturno, è ampia eppure ingombrante e ora sulle pareti e nell’aria c’è la Storia che in otto anni è stata attrezzata guardando l’enorme televisore, caricando valigie piene di «soffiate», riunendosi con il proprio staff e con Maurizio Micheli, il capo dell’area scouting che - dovesse accadere - sarà al fianco di Accardi, gli racconterà quali insidie si nascondano in una Pineta, perché anche lì ce ne sono, mica solo al mercato attraversato dal diavolo. Per ora è un’opzione morale, la chiameremo così, ma se Fabrizio Corsi, il suo presidente, si rifugia nel politichese, allora vuol dire che i contratti possono essere addobbati: «Se De Laurentiis me lo dovesse chiedere, proverei a trattenerlo, perché è bravo e decisivo nella gestione economica della società. Per me è pronto per Napoli. Però per ora non ci penso, lui è il diesse dell’Empoli». 

I colpi

Su quella tratta (Napoli-Empoli o Empoli-Napoli) ne sono successe in questi anni, c’è un elenco interminabile, contiene allenatori come Sarri, difensori come Hysaj, Di Lorenzo e Tonelli, centrocampisti come Valdifiori, e poi c’è chi al Sussidiario c’è cresciuto come Spalletti e come Zielinski, come Verdi, come Mario Rui che un bel giorno poi sono atterrati a Castel Volturno e hanno conquistato chi spazio, chi scena, chi onori e gloria. Chi lo scudetto. Accardi nel Napoli di oggi ci ha messo mano indirettamente, da un bel po’, da quando acquistò Di Lorenzo dal Matera, inconsapevole che poi Giuntoli glielo avrebbe portato via in una estate ricca - ma sul serio - e via anche Bennacer al Milan e Asllani all’Inter, altre scoperte nel suo fresco curriculum vitae. Quella è terra magica, anche un po’ ribelle, rifiuta i luoghi comuni e il ruolo di Cenerentola, fa calcio attraverso l’intelligenza e realizza profitti: è un’Accademia, proietta nel futuro, e Vicario adesso ci sta mettendo le mani dentro, dopo che l’ha fatto anche Krunic e potrebbero farlo Baldanzi, che al Napoli piace un sacco, o Fazzini e Parisi, che rappresentano le altre facce della meglio gioventù. Empoli-Napoli, la strada è quella. E poi, eventualmente, c’è anche la voce di dentro: Ciro Polito, ds fatto in casa al Bari. Un affare di famiglia.


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