Napoli, enigma allenatore: De Laurentiis ritorna su Luis Enrique

La panchina dei campioni d’Italia è ancora libera. Galtier e Garcia le alternative più solide. Estremo tentativo con Nagelsmann che però è vicino all’accordo col Psg
Antonio Giordano e Fabio Mandarini
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Quaranta nomi: sarebbero un mondo. Perché dovrebbero avere poi, almeno sulla carta o nel loro identikit, una serie di caratteristiche che appartengono al proprio codice genetico: giocare con il tridente (o avercelo nelle corde); costare il giusto, senza dunque intaccare il profilo identitario di una società che paga tanto, bene, ma che non può spingersi sui top coach; possibilmente, conoscere molto bene l’italiano (la minuscola, please); avere una personalità e però anche un appeal da club di rango, che ha appena vinto lo scudetto e che ha ambizioni di Champions; non essere sotto contratto o almeno non avere una clausola da dover pagare, evento irrealizzabile; e poi, last but non least come dicono ovunque, avere un carattere talmente formato da non subire immediatamente l’effetto Adl. Poi, si sa come va a finire, ognuno pensa di poter essere in grado di fronteggiare una personalità così invasiva, e tentar non nuoce. Ma intanto, il giro di perlustrazioni continua, è un tour conoscitivo che va in onda da via Ventiquattro Maggio a Roma, un casting internazionale che costringe a torsioni, a conversioni, a sondaggi da rielaborare, chiacchierate da ricostruire, dopo che Italiano è anche formalmente uscito da quella selezione nella quale Adl ha giurato di non averlo mai inserito: «Sta in un grande club, dove i dirigenti sono miei amici, e io non vado a disturbare». Non si sceglie un allenatore dalla sera alla mattina e se venti giorni possono sembrare tanti, e i restanti sedici per definire in parte il mercato prima del ritiro diventerebbero poco, il tempo non mette ansia.

Il cerchio intorno al nome

Si può stare con l’agenda spalancata, lo smartphone sotto carica e richiamare ripetutamente vecchi amici, con i quali già c’è stato un contatto, per esempio Nagelsmann, che però viene indicato sulla strada di Parigi: dicono che il tandem De Laurentiis-Chiavelli abbia riprovato con il tedesco che però costerebbe una decina di milioni di euro per liberarlo dal Bayern. Ma l’ossessione autentica, che sta nella sintesi perfetta di un uomo con tutti i cromosomi calcistici in regola con il Progetto, resta Luis Enrique, quello che va di 4-3-3, che dunque saprebbe come riprodurre immediatamente la Grande Bellezza che appartiene a Spalletti, il papà del terzo scudetto: in Premier, che Adl ha sospettato fosse il suo desiderio, ha le panchine più pregevoli occupate, e in attesa di terremoti che non sembrano annunciati, lui se ne starebbe a casa volentieri. Ma De Laurentiis non ha mai smesso di pensarci, anche se ha colto questa forte passione inglese dell’ex ct della Spagna. Ritentando, magari, si può essere più fortunati.

La data per la scelta

C’è una data simbolo che De Laurentiis ha offerto per chiudere la personalissima urna, il 27 giugno: a quell’ora, e quel giorno, dovrebbe avere sciolto ogni perplessità, fatte le somme e anche le sottrazioni, soprattutto preso atto che non ci sia attività in nessun angolo sperduto dell’Universo e che qualsiasi conflitto possa essere stato appianato. Christophe Galtier è di fatto separato dal Psg, si sa ma non è stato ancora detto, e la stima percepita da Adl non è stata una sensazione superficiale: a pelle, certe cose si afferrano. Poi ha allenato Osimhen, parte avvantaggiato nel rapporto con il centravanti, del quale deve semplicemente apprezzare i miglioramenti ispirati da Spalletti: lui rimane saldamente in corsa. E alle sue spalle, anche se staccato, c’è Rudi Garcia, francese che parla perfettamente l’italiano, che conosce i segreti di questo calcio, che ha avuto modo di studiare il Napoli, che ha esperienza internazionale. Poi, altre cose accadranno, si sa che il calcio è volubile, magari finisce la Nations League oppure no, si aprono nuovi valzer e inaspettati orizzonti: cose da maghi.


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