Napoli, Kvaratskhelia dribbla la panchina: con la Lazio sarà titolare

Khvicha ha deliziato il Maradona con l’assist a Di Lorenzo cancellando ogni dubbio L’agente è in attesa di parlare con De Laurentiis di rinnovo e ingaggio
Antonio Giordano
4 min

NAPOLI - E così Khvicha ha preso il pallone, l’ha domato passeggiandoci un po’ su - pettinandolo, si direbbe adesso - ed ha poi declamato a gran voce il suo calcio poetico, ma standosene dentro ad una gabbia: intorno a sé aveva Pedersen ed Henrique, dinnanzi c’erano Tressoldi, Toljan e Ceide, e comunque è venuto il sospetto che Kvara fosse in cattedra, collo-esterno di destro, uno sguardo dove gli altri non vedono e l’ago ritrovato nel pagliaio. A volte basta veramente poco per rimetteresi in pace con se stesso, per dimenticare l’affaticamento muscolare, una strana serata - un sabato, quello precedente - in poltrona: Khvicha Kvaratskhelia si è rimesso al centro di Napoli come solo lui sa fare, deliziandosi del proprio talento, poi allungandolo in una partita che improvvisamente aveva avuto bisogno di lui.

Kvaratskhelia, le prime partite fuori

Perché senza Kvara è un altro Napoli e persino un altro calcio, e non c’è bisogno di spalmare panna montata per rendersene conto: se sta a sinistra, manco fosse un ciclista dei tempi perduti - quelli che sulle piste sapevano anestetizzare gli avversari - il surplace diventa il momento attrattivo, perché non c’è risposta alle domande che si aggrovigliano. E se invece gli capita di intrufolarsi in mezzo al campo, com’è successo con il Sassuolo, un tocco e via, verso la felicità. Kvara a Frosinone non c’era, problemini fisici che possono capitare ad agosto, e il Napoli non se n’è accorto statisticamente, però emotivamente... E quando Kvara è sparito, mica magicamente, dalla formazione che è entrata in campo con il Sassuolo, il Maradona ha sentito borbottare l’addome: che stia succedendo qualcosa? Garcia ha i suoi metodi, l’ha fatto anche con Anguissa al debutto: dopo un infortunio, invoca prudenza pure a se stesso. E Kvara, dopo un’ora circa, avendo 29 minuti a disposizione (e ignaro che poi gliene avrebbero aggiunti sei di recupero) s’è messo a fare quello che gli viene meglio: il fenomeno. Ha tagliato il campo trasversalmente, ha mandato in confusione il dirimpettaio, ha inebriato il popolo azzurro, ha ricomposto le certezze per due partite impolverate e si è candidato alla Lazio, alla prima da titolare. Ricordi belli di un anno fa. La rappresentazione di un crocevia per lo scudetto, nel silenzio dello spogliatoio viene individuato proprio nel 2-1 all’Olimpico. Pure quella volta, ci pensò lui, dopo mezzora di insolito buio: poi ci mise una randellata che fece tremare la porta di Provedel ed un destro alla giugulare della partita, che venne ribaltata con quel geniaccio capace di diventare senza perdersi in orpelli l’MVP della serie A, magicamente sedotta da quello sguardo da bambino che fa le finte persino alla luna.

Napoli, la questione rinnovo

Però con sé Kvara è frontale, diretto, e adesso sta aspettando che qualcosa cambi nella propria dimensione favolistica: in un anno, s’è preso Napoli, l’ha stregata, ne è rimasto conquistato, s’è adagiato come Stephen Curry sulle sue mani per regalarsi sogni d’oro, tra cui un contratto nuovo, che riveda quello firmato nell’estate del 2022, quando ancora era un’incognita. Il signor Mamuka Jugeli, il suo agente, è uomo paziente, sta a Napoli ormai da una settimana, ha avuto modo di dialogare a lungo sino a ieri sul Lungomare con Christian Zaccardo che fu il "suggeritore" di Giuntoli per affondare su Kvara, e ci rimarrà per un’altra mezza dozzina di giorni o forse meno, aspettando di incontrare Aurelio De Laurentiis: dovrebbero parlarsi, per ritoccare quello stipendio da un milione e quattrocentomila euro che il presidente vorrebbe già orientare intorno ai due e mezzo ma che il manager aspira a trascinare verso i cinque. Sono distanze che sembrano inavvicinabili, ma chi dribbla il vento sa come sfuggire all’ostacolo dell’impazienza: per ora, c’è la Lazio.


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