Napoli, il momento in un sospiro

Il commento del Direttore del Corriere dello Sport-Stadio
Ivan Zazzaroni
3 min

Nel sospirone di sollievo, così liberatorio, tirato da Garcia al gol di Di Lorenzo, il più classico dei fiuuu di allegriana memoria, c’è tutto il momento del tecnico francese. Un momento arrivato troppo presto, ma che non sorprende.

La partita più complicata, per Rudi, è infatti quella contro i pregiudizi e non si gioca esclusivamente sul campo, anche se i risultati sono dirimenti. Attento ai pregiudizi - concluse Francis Jeffrey, leggendario avvocato scozzese -. Sono come ratti, e le menti degli uomini sono come trappole; i pregiudizi entrano facilmente, ma dubito che possano mai uscirne.

La verità è che chiunque fosse arrivato dopo Spalletti, l’allenatore dello scudetto napoletano più atteso di sempre, si sarebbe ritrovato nella stessa situazione. Forse soltanto Antonio Conte, tra i praticabili in estate, avrebbe potuto vincerli, i pregiudizi, agitando lo scudo dei crediti accumulati in carriera. Fin troppo scontato, dunque, che siano bastati un mese, una sconfitta in casa e un pareggio fuori per vedere di nuovo la parola crisi associata al Napoli, anche se di crisi non si deve parlare.

Un Napoli normalizzato

Stimando Garcia come uomo e come professionista, sono convinto - e mi auguro - che abbia concentrato gli errori in pochi giorni. Quali errori? In settimana i nostri Giordano e Mandarini li hanno elencati con precisione, il principale resta aver tolto alcune certezze alla squadra, mettendo in discussione gerarchie tecnico-tattiche definite quali l’incidenza di Lobotka, Anguissa e Kvara: non mi soffermo sulla sostituzione di quest’ultimo con Zerbin a Marassi anche se, obiettivamente, l’ho trovata - come tutti - disorientante. E non convince nessuno la spiegazione degli allenamenti fatti bene.

Della prima uscita in Champions col Braga resta l’impressione di un Napoli normalizzato - spero sia soltanto un’impressione - nel quale tutti, tranne Politano, Raspadori e Zielinski, giocano al di sotto degli standard abituali. In particolare Kvara e Anguissa sono in evidente ritardo.

Tornando a Garcia, dodici anni fa fu eletto miglior allenatore della Ligue 1 e si piazzò al settimo posto nel mondo, in seguito s’è preso altre soddisfazioni, suonate di violini a parte, e insomma stiamo parlando di uno che sa lavorare e non può essere peggiorato con gli anni e un’esperienza araba.

Vincere a Napoli, si sa, non è facile, rivincere subito è quasi impossibile. Lo diventa, impossibile, se chi lo governa non comprende in fretta i sottili equilibri di una squadra molto particolare.

PS. Continuo a rimpiangere Kim, ma tutta la fase difensiva è per ora allarmante.


© RIPRODUZIONE RISERVATA