Napoli, ora pillole di ragione

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Napoli, ora pillole di ragione© FOTO MOSCA
Alessandro Barbano
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E adesso davvero non resta che affidarsi al genio napoletano e alla sua capacità di aggiustare l’inaggiustabile, di raccogliere i cocci dal selciato e farne un’opera d’arte. I cocci sono un allenatore sfumato come un fantasma, un altro avvilito come un mulo preso a calci, una squadra insieme forte e smarrita, e una classifica bugiarda. Perché sia accaduto non ci interessa più. Perché tra Conte e Aurelio non sia scoccata la scintilla finale è un quesito che lasciamo ai dietrologi. Perché il presidente abbia mostrato quanto maldestra sia la sua spavalderia, delegittimando Garcia prima ancora di avere in tasca il sostituto, è un quesito che non stupisce chi conosca le debolezze umane. E quanto alcune di queste siano insormontabili. Adesso ci interessa solo il futuro. Incerto quanto una chimica instabile che può esplodere da un momento all’altro o ridefinirsi in un nuovo stato. Solido, liquido, o piuttosto gassoso? Diciamo subito che la ragione suggerisce il pessimismo. Perché nel calcio le cose non vanno quasi mai a posto da sole, ma trovano un ordine solo quando c’è qualcuno che lo impartisca in maniera chiara. Però c’è un chiodo a cui appendere la speranza. E il chiodo è l’alta qualità, l’ambizione, l’orgoglio, l’interesse economico di una squadra di professionisti che non ci stanno a fare la figura dei fessi. A loro ha fatto appello De Laurentiis, dopo il flop gestionale di queste ore, ricevendo l’assicurazione che la voglia di risalire è più forte di prima. Poi certo, bisogna trovarsi in svantaggio di un gol, com’è accaduto dopo il raddoppio della Fiorentina, e non perdere la testa, non cedere alla tentazione di fare trenta metri con la palla per andare da soli in porta, non dare in escandescenze se il tecnico ti richiama in panchina, ammesso che le sostituzioni siano scelte giustificabili razionalmente e non piuttosto azzardi irrazionali. Per ora c’è solo l’ottimismo della volontà, e bisogna farne tesoro. Sperando che da questo momento in poi il presidente sappia aggiungere pillole di ragione. Magari una alla volta, dopo ampia ponderazione. La prima da deglutire sarebbe un nuovo direttore generale, quello che manca al Napoli per essere una grande società. Naturalmente dipende da lui, dal luciferino presidente azzurro, e dalla sua capacità di guardarsi allo specchio e dirsi le cose più difficili da accettare. Ha vinto lo scudetto perché è riuscito a costruire un gruppo coeso e una strategia manageriale. Ha iniziato a precipitare quando ha commesso l’errore di pensare che tutto dipendesse da lui, e che le competenze di cui era circondato fossero attributi fungibili. C’è da sperare che, tra le grandi intuizioni da recuperare, De Laurentiis torni a pescare l’umiltà. Il Napoli ne ha tanto bisogno. Per il resto stiamo con il fiato sospeso, in attesa degli eventi.


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