De Laurentiis ha provato fino a ieri pomeriggio a convincere Conte. Un amico e un colonnello, secondo una sua definizione del 2018: credeva che fosse l’unico in grado di restituire splendore ed entusiasmo a una squadra spesso sbiadita in campo e nell’umore, e così s’è messo al telefono. Ha chiamato Antonio dopo la disfatta con la Fiorentina, la punta di un iceberg spuntato nel Golfo sin dalle prime giornate della stagione, e poi lo ha fatto ancora. E ancora. E ha trattato, direttamente con lui e con chi ne cura gli interessi e gli aspetti lavorativi. E anche ieri, nel corso di una serie di videocall alla Filmauro, insieme con l’ad Chiavelli, il club manager Sinicropi e suo figlio Edoardo, ha continuato nel tentativo di affondare il colpo, in virtù dell’apertura e della tentazione dell’allenatore di guidare i campioni d’Italia.
Conte al Napoli, tutti i motivi del no
Alla fine, però, nulla di fatto: non lo ha convinto a rinunciare al periodo sabbatico e non è riuscito a convertire la sua esigenza di riposo. Di famiglia, di pace, di vacanze: Conte ha ritenuto di rimandare l’appuntamento con l’adrenalina delle partite e degli allenamenti. Non ha ancora voglia di perdere la voce in campo: no, grazie. Nessun problema economico o, come amano dire nel calcio, nessuna perplessità progettuale: soltanto una scelta legata a motivazioni di carattere personale. Arrivederci, grazie e in bocca al lupo.