Napoli, che succede ora? Garcia al bivio, sei partite per il futuro

Il no di Conte ha salvato il tecnico ma in caso di aggravamento della crisi ci sono altri due nomi
Antonio Giordano
3 min

Inviato a Castel Volturno - Si può essere padroni del proprio destino e anche no, ma come si governa il rimbalzo del pallone o quello di un’idea? Rudi Garcia è alla soglia dei 60, per una decina d’anni ha giocato, da un ventennio allena, ha smesso di credere a Babbo Natale all’età in cui è capitato agli altri e conosce le “regole” o codici del suo mondo senza infingimenti: gli è tutto chiaro, al di là di ciò che si siano detti o taciuti, con De Laurentiis. Gli allenatori hanno una scadenza, non necessariamente contrattuale, la sua è adesso consegnata al prossimo tour de force (sei partite in ventitré giorni) e verrà orientata: tutto il resto, ovviamente, sa di ipocrisia. 

Garcia resta

La panchina rimane inchiodata a modo suo e però tra Verona, Berlino, il Milan, la Salernitana, l’Union poi al Maradona e l’Empoli, si definirà l’orizzonte di un allenatore consapevole di dover scongiurare la crisetta che si avverte nell’aria, è di risultati ma anche ambientale, è una fusione assai fredda che non ha ancora lasciato nulla. Ci sono 540 minuti di gioco, dal sabato della prossima settimana, comincerà un’altra vita - chissà se breve o se lunga - apparterrà esclusivamente ai risultati, che eventualmente incideranno solo se immediatamente De Laurentiis dovesse rendersi conto che sarebbe indispensabile e inderogabile intervenire.

Alternative a Garcia

Il Napoli non ha mai avuto un piano B rispetto ad Antonio Conte, pur avendo doverosamente osservato dal buco della serratura il resto del panorama internazionale, lasciato però distante dai pensieri. Conte era la scelta unica e la decisione, umanamente e personalmente inattaccabile dell’allenatore, di «godersi la Famiglia», non ha scatenato ulteriori ricerche. Però, ed è semplice e deduttivo, se il Napoli di Garcia dovesse rimanere entità astratta, se i primi quattro posti (ma poi perché i primi quattro, quasi ignorando il primo che pure gli è appartenuto sino a giugno scorso?) diventassero un profilo distante, se la Champions attuale e quella che verrà dovessero trasformarsi in tormento, se il patrimonio tecnico scivolasse verso la normalizzazione, sarebbe superfluo pensare di interpretare Nostradamus e scontato intuire i ragionamenti di Aurelio De Laurentiis, che da imprenditore non vorrebbe restarsene fuorigioco.

Garcia dentro o fuori: ci sono altri due nomi

Rudi Garcia non ha bisogno di accomodamenti dialettici, c’è già passato per i sentieri del calcio, gli sono note le diramazioni, le deviazioni, le alternative e gli incroci (pericolosi oppure liberatori, dicevano gli allenatori degli anni ’70): Antonio Conte preferisce l’aria di casa sua però Igor Tudor, che nel suo “piccolo” ha espresso qualcosa di sé, è uno studioso che scruta il calcio e che a Marsiglia e prima a Verona e poi alla Juve come collaboratore e a Spalato si è costruito una personalità e una credibilità; ma anche Marcelo Gallardo, che due anni fa ha stupito dal vivo Mauro Meluso, il diesse, potrebbe poi trovare una rotta giusta, se il calcio di Garcia si mettesse a scherzare con il fuoco. Nel calcio, talvolta, non ci si inventa nulla: e la chimica sta rinchiusa in un involucro piccolo. Sei partite, 540 minuti: dentro o fuori, senza tanti giri di parole né di pallone. 


© RIPRODUZIONE RISERVATA