Napoli, la prognosi non è sciolta

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Napoli, la prognosi non è sciolta© ANSA
Alessandro Barbano
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Kvara sterza, il Napoli non sappiamo. Perché la vittoria a Verona racconta l’orgoglio azzurro, non la guarigione. Per quest’ultima servono ben altre prove. Fin qui il Napoli ha vinto contro quasi tutte le squadre di livello inferiore (se si eccettua il pareggio con il Genoa), e non era scontato. Ma ha perso contro due squadre di medio-alto livello come Lazio e Fiorentina e contro una big come il Real Madrid. Saranno l’Union Berlino e il Milan a dire una parola definitiva sulle prospettive di Rudi Garcia.
Però nelle pieghe di questi risultati altalenanti ci sono alcuni segnali da non sottovalutare. Due sono positivi: la condizione del georgiano, che si conferma il calciatore più originale del campionato dando prova di maturazione, e la continuità di Zielinski, Politano e Lobotka. Ma due sono anche i segnali negativi: il possesso palla e la difesa. Il primo è di natura tattica e caratteriale insieme: questa squadra non è più in grado di difendere il risultato controllando il gioco sulla tre quarti avversaria e recuperando con il pressing alto le palle perdute. È più prudente, ma anche meno autorevole, meno aggressiva, un tantino caotica. Anche ieri, dopo il terzo gol, ha concesso al Verona un protagonismo che contro una squadra più forte le sarebbe costato di più.
Il secondo segnale negativo viene dagli uomini a protezione di Meret: il Napoli di Garcia appare penetrabile negli ultimi venticinque metri, come quasi mai era accaduto l’anno scorso. E soprattutto è imparagonabile nel gioco aereo. L’errore di Rrahmani, che offre a Lazovic l’occasione di accorciare, né è prova. Ma non solo. Ci sono altre occasioni, con il Verona e nelle partite precedenti, in cui il Napoli arriva in ritardo sull’avversario sulle palle alte nella sua area.
Questi due punti di debolezza fanno la squadra di Garcia inferiore a quella di Spalletti, almeno per quanto si è visto finora. Sulla difesa si può migliorare, ma non oltre un certo punto. Perché la maturazione di Natan, che pure con i piedi è un difensore raffinato, richiede tempi non brevissimi. Nella lettura e nella rapidità ci sono per lui spazi di miglioramento, nella velocità c’è un limite insormontabile. Dal rientro di Rrahmani qualche compensazione dovrebbe attendersi. Se sarà sufficiente a garantire la copertura di una squadra di vertice, lo vedremo nei prossimi due impegni di Champions e campionato.
Una nota positiva riguarda Raspadori. Nel ruolo di centravanti fa sempre le cose migliori. Se si accettasse che è questa l’unica forma possibile del suo impiego, avremmo già fatto un passo avanti. Fa fatica invece Lindstrom a sintonizzarsi con il gioco azzurro. Bisogna tornare a dargli la chance di novanta minuti in una gara non impegnativa, e sperare che si sblocchi. O piuttosto si deve prendere atto che non è un rincalzo da Napoli. Ma c’è ancora tempo per giungere a un verdetto così liquidatorio.


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