Napoli, tutti i problemi di Mazzarri: ora ha una doppia missione

L’ultima sconfitta con l’Inter ha compromesso in maniera quasi definitiva le speranze del per il titolo. Ora Walter è aggrappato alla Champions
Napoli, tutti i problemi di Mazzarri: ora ha una doppia missione© Getty Images
Fabio Mandarini
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Tagsnapoli

Domenica bestiale: dalla prospettiva da favola di limare lo svantaggio fino a -5 e riaprire i giochi scudetto, alla tremenda realtà di chiudere la serata a -11 dall’Inter, -9 dalla Juventus, - 5 dal Milan e con la Roma sullo stesso piano. E sullo sfondo ci sono la trasferta di Torino con la Juve di Giuntoli - venerdì - e il match point per gli ottavi di Champions League da schiacchiare con uno smash prepotente martedì prossimo con il Braga al Maradona. Una casa stregata per come si sono messe le cose - l’ultima vittoria a Fuorigrotta è datata 27 settembre con l’Udinese e finora sono arrivati 7 punti e 4 sconfitte in 7 partite - ma anche un incantesimo da spezzare. Non basta il ritmo in trasferta (17 punti, secondo in A dietro l’Inter), serve continuità per rimanere aggrappati a quello che ora è diventato il grande e imprescindibile obiettivo minimo stagionale: la doppia qualificazione internazionale. Per meglio dire: la qualificazione alla prossima edizione di Champions e il passaggio al turno successivo con il Braga. Ossigeno per il cervello e per il bilancio.

Napoli, mente e corpo

Il Napoli, insomma, è in difficoltà: inesorabilmente, nonostante il cambio in panchina. La seconda era di Mazzarri è partita molto bene, con la vittoria con l’Atalanta, ma poi in quattro giorni sono arrivate le sconfitte con il Real e con i nerazzurri, 4-2 al Bernabeu e 0-3 al Maradona; 7 gol incassati di cui 4 nei secondi tempi. E non è mica casuale: se le partite durassero 45 minuti, beh, in questo momento sarebbe tutta un’altra storia, ma il Napoli si sta ancora leccando le ferite di una condizione atletica precaria sin dall’inizio della stagione e il cambio di preparazione è andato in scena soltanto dall’esonero di Garcia in poi. Per rincorrere bisogna correre, ma l’impressione è che Walter dovrà volare per rigenerare definitivamente un ambiente già finito sull’orlo della depressione e domenica di nuovo molto demoralizzato: la squadra, nel secondo tempo, è crollata fisicamente come sempre e perdi più anche mentalmente. Come la gente, i tifosi, che dopo il secondo gol dell’Inter hanno cominciato ad abbandonare lo stadio in netto anticipo, come non si vedeva da anni. E ancora: Mazzarri ha cominciato a lavorare costantemente sulla difesa, rispolverando sessioni didattiche cancellate dopo l’addio di Spalletti. 

Promosso

Come se non bastasse, domenica è girata male con gli episodi: il Napoli è incavolato nero per le decisioni di Massa sul contatto Lautaro-Lobotka prima del vantaggio di Calha e su quello in area interista tra Acerbi e Osimhen, ma pare che la sua prestazione sia stata apprezzata al quartier generale degli arbitri e promossa quasi con il massimo dei voti (il top è 8.70); fermo restando i dubbi nel caso tra Lobotka e il Toro (definito «mezzo errore»). Mazzarri ha deciso di non parlare dopo la partita. 

Fase difensiva

Insieme con le difficoltà di ritmo e tenuta, comunque, sono palesi le carenze in fase difensiva: anche con l’Inter sono mancati filtro e coperture preventive; la squadra s’è inevitabilmente allungata quando ha perso forza e lucidità (Barella ha cavalcato nel deserto sul raddoppio); Natan e Ostigard, rispettivamente il sostituto di Kim e quello che un campionato fa era il quarto centrale nelle gerarchie, non sono riusciti a colmare neanche la metà del vuoto lasciato da Minjae. E se è vero che il coreano è uno dei migliori al mondo nel ruolo, lo è altrettanto che il lavoro sul mercato non è stato all’altezza delle necessità. Con la Juve, venerdì, bisognerà fronteggiare ancora l’emergenza a sinistra, considerando le assenze di Mario Rui e Olivera, e tra Natan o Juan Jesus sarà comunque l’arte di arraggiangiarsi.

Osimhen e Kvaratskhelia

A Torino, insomma, Mazzarri spera di ritrovare le misure: una squadra più corta, con più minuti nelle gambe e più Osi e Kvara. Servono i loro gol e le loro giocate: Victor, considerando l’infortunio, non segna dall’8 ottobre con la Fiorentina; Khvicha, invece, dall’Atalanta, guarda caso l’unica vittoria nelle ultime quattro partite tra campionato e Champions (a fronte di tre sconfitte): una rete per lui e un assist per Osimhen a Elmas. Antifona chiara, vero?  


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