Napoli, Mazzarri in bilico: ci sono due nomi nell’ombra

De Laurentiis lo conferma, ma anche la vittoria in Champions potrebbe non bastare come accadde con Ancelotti
Fabio Mandarini
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NAPOLI - Il calcio non è un’opinione esattamente come la matematica. Operazione: il frastuono dei fischi del Maradona spacca i timpani dei giocatori a capo chino sotto la curva, l’odore acre della delusione si mescola alle proteste e il nome di Marco Giampaolo comincia a riempire le cronache dei sospetti. Totale: la panchina di Walter Mazzarri sta andando in frantumi. La situazione complessiva del Napoli - tra risultati, classifica, ambiente e prospettive - è molto compromessa. Forse irrimediabilmente: ecco perché, nonostante l’allenatore sia stato confermato anche ieri, dopo l’ennesimo finale deludente e un’altra prestazione priva di gioco, personalità e idee diverse dalle iniziative personali (Ngonge) e dal pallone a Kvara, un’eventuale vittoria con il Barça potrebbe non bastare. Potrebbe non essere sufficiente ad evitargli l’esonero dopo tre mesi e 17 partite; 12 di campionato, con una media punti di 1,25 contro l’1,75 di Rudi Garcia, l’uomo che ha sostituito.  

La tensione nello spogliatoio

Sarà un mercoledì da leoni, anche se bisognerà stabilire il punto di vista da cui guardare il film; ma questa è un’altra storia. La cronaca, nel frattempo, racconta che Adl sta riflettendo molto, molto attentamente: è arrabbiato, deluso, preoccupato perché di questo passo e con tale media il Napoli potrebbe restare fuori finanche dalla Conference League. Altro che Champions. Mazzarri non è riuscito a dare un’impronta e tantomeno una svolta, sono i risultati a certificare i problemi, e ieri è pure andata in scena una tensione inaspettata nel corso dell’intervallo: quando Ostigard ha appreso che sarebbe stato sostituito subito perché ammonito, s’è incavolato notevolmente. E ha protestato con il tecnico, per altro non condiviso anche dai senatori: il tutto sotto gli occhi di De Laurentiis, in quel preciso istante negli spogliatoi. Il cambio di un giocatore ammonito ricorda quello registrato al 52’ della partita con il Verona: all’epoca toccò a Mario Rui. E anche lui non gradì per niente.  

I nomi per il dopo Mazzarri

Il Genoa, però, ha lasciato una scia profondissima di strascichi che non può passare inosservata esattamente come le ombre che si allungano sulla panchina e sul futuro di Mazzarri: Marco Giampaolo è il primo candidato, in questa fase il più autorevole e accreditato; il ct della Slovacchia, Francesco Calzona, è invece l’outsider (con Hamsik vice). Adl, ieri, è andato due volte negli spogliatoi: alla fine del primo tempo e poi prima del 90’. Il pareggio di Ngonge lo ha guardato in televisione, in una delle salette del ventre dello stadio, e a seguire ha visto sfilare la squadra e Mazzarri. Era ovviamente molto teso - facciamo furibondo - ma ha mantenuto un aplomb: inevitabile una chiacchierata e un confronto con il capitano Di Lorenzo e con l’allenatore, ci mancherebbe, ma lo sguardo è già rivolto a mercoledì. Tre giorni. Tre giorni per capire come salvare la stagione in tre mesi. Oggi, intanto, a Castel Volturno sono in agenda il faccia a faccia tecnico-squadra e il primo allenamento verso il Barça. Il bivio: una notte di gala Champions che potrebbe anche trasformarsi in un’andata degli ottavi senza ritorno. Un remake di quanto accadde con Ancelotti dopo il Genk nel 2019.  

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