Napoli, così non si va da nessuna parte

Leggi il commento sugli azzurri dopo il pari contro il Genoa e prima dell'andata degli ottavi di Champions League contro il Barcellona

I fischi sono meritati. La delusione dei tifosi è enorme, la rabbia di De Laurentiis ancora di più. Questo non può essere il Napoli, inutile girarci intorno. Così non va da nessuna parte, altro che Champions: non dà segnali di risveglio, non si scuote, ma soprattutto non ha argomenti. Vederlo giocare non diverte più, anzi annoia. Così come intristisce la classifica: nono posto e nove punti di distacco dall’Atalanta quarta. Un incubo dal quale nessuno è in grado di svegliarlo, una situazione che diventa ancora più complicata con il passare delle settimane. Mazzarri non riesce a trovare la soluzione giusta per ridare un’identità alla squadra, cambia moduli e uomini senza mai trovare la via d’uscita. È rimasta solo un’arma, dare la palla a Kvara e sperare in una sua invenzione. Troppo poco onestamente per chi può permettersi dalla trequarti in su un assortimento da top club: Simeone, Raspadori, Politano, Lindstrom, Traore, Ngonge, in attesa del ritorno (con comodo, per carità) di Osimhen.

Traguardi sportivi ed economici: in ballo una fetta di futuro

La stagione è iniziata male e sta continuando peggio. Un altro cambio di allenatore potrebbe essere l’ennesimo tentativo di dare la svolta, senza avere però nessuna certezza di riuscirci. Gli errori commessi da luglio in poi sono talmente tanti che diventa difficile risolverli con un semplice esonero. Tocca a De Laurentiis decidere come arrivare fino a maggio: dopo essersi assunto la completa responsabilità di quello che è successo finora, è chiamato a un’altra scelta delicata. Perché in ballo non ci sono solo i traguardi sportivi, ma anche economici. La qualificazione alla prossima Champions e quella al prossimo Mondiale per club valgono qualcosa come 150 milioni, una fetta importante del futuro societario.

Arriva il Barcellona, Mazzarri deve inventarsi qualcosa

La sfida con il Barcellona di mercoledì non dà molto tempo per riflettere e probabilmente sarà l’ennesimo esame da superare per Mazzarri. Per la prima volta da quando è tornato sulla panchina azzurra avrà a disposizione tutta la rosa, compreso Osimhen. Fa sorridere in questo momento ripensare ai commenti post-sorteggio in cui venivano evidenziate le difficoltà della squadra di Xavi: rispetto a quelle del Napoli sembrano briciole. Se gli azzurri pensano di poter reggere il confronto giocando come hanno fatto con il Genoa si sbagliano di grosso, questo non è il Barcellona più brillante degli ultimi anni ma può fare molto male. Anche perché il Napoli, alla prima occasione che concede, prende sempre gol. Subirlo con un’imbucata centrale come con il Milano, come successo ieri, con un’azione partita da un passaggio rasoterra centrale di 50 metri del portiere avversario non è ammissibile.


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Osimhen il primo 'ingrediente' da aggiungere

In tre giorni inventarsi qualcosa è complicato, ma Mazzarri ha il dovere di provarci. Il solo dominio nel possesso palla non basta in campionato, figuriamoci in Europa. Per ridare un senso alla stagione bisogna aggiungere ingredienti: Osimhen è sicuramente quello più importante, Ngonge quello che stuzzica di più in questo momento, ma è l’idea di gioco offensivo che in questo momento latita. Fare gol deve tornare a essere l’obiettivo principale, l’ossessione con la quale si scende in campo. Altrimenti sarà impossibile non sentire ancora quei fischi assordanti.


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I fischi sono meritati. La delusione dei tifosi è enorme, la rabbia di De Laurentiis ancora di più. Questo non può essere il Napoli, inutile girarci intorno. Così non va da nessuna parte, altro che Champions: non dà segnali di risveglio, non si scuote, ma soprattutto non ha argomenti. Vederlo giocare non diverte più, anzi annoia. Così come intristisce la classifica: nono posto e nove punti di distacco dall’Atalanta quarta. Un incubo dal quale nessuno è in grado di svegliarlo, una situazione che diventa ancora più complicata con il passare delle settimane. Mazzarri non riesce a trovare la soluzione giusta per ridare un’identità alla squadra, cambia moduli e uomini senza mai trovare la via d’uscita. È rimasta solo un’arma, dare la palla a Kvara e sperare in una sua invenzione. Troppo poco onestamente per chi può permettersi dalla trequarti in su un assortimento da top club: Simeone, Raspadori, Politano, Lindstrom, Traore, Ngonge, in attesa del ritorno (con comodo, per carità) di Osimhen.

Traguardi sportivi ed economici: in ballo una fetta di futuro

La stagione è iniziata male e sta continuando peggio. Un altro cambio di allenatore potrebbe essere l’ennesimo tentativo di dare la svolta, senza avere però nessuna certezza di riuscirci. Gli errori commessi da luglio in poi sono talmente tanti che diventa difficile risolverli con un semplice esonero. Tocca a De Laurentiis decidere come arrivare fino a maggio: dopo essersi assunto la completa responsabilità di quello che è successo finora, è chiamato a un’altra scelta delicata. Perché in ballo non ci sono solo i traguardi sportivi, ma anche economici. La qualificazione alla prossima Champions e quella al prossimo Mondiale per club valgono qualcosa come 150 milioni, una fetta importante del futuro societario.

Arriva il Barcellona, Mazzarri deve inventarsi qualcosa

La sfida con il Barcellona di mercoledì non dà molto tempo per riflettere e probabilmente sarà l’ennesimo esame da superare per Mazzarri. Per la prima volta da quando è tornato sulla panchina azzurra avrà a disposizione tutta la rosa, compreso Osimhen. Fa sorridere in questo momento ripensare ai commenti post-sorteggio in cui venivano evidenziate le difficoltà della squadra di Xavi: rispetto a quelle del Napoli sembrano briciole. Se gli azzurri pensano di poter reggere il confronto giocando come hanno fatto con il Genoa si sbagliano di grosso, questo non è il Barcellona più brillante degli ultimi anni ma può fare molto male. Anche perché il Napoli, alla prima occasione che concede, prende sempre gol. Subirlo con un’imbucata centrale come con il Milano, come successo ieri, con un’azione partita da un passaggio rasoterra centrale di 50 metri del portiere avversario non è ammissibile.


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