Pagelle Napoli-Barcellona: Meret sicuro, Kvaratskhelia spento

Le valutazioni degli uomini di Calzona dopo il pareggio contro la squadra di Xavi

Calzona (all.) 6
Il Napoli incassa come un pugile all’angolo per 75 minuti e non tira mai nello specchio fino a quando Osimhen non ricorda al mondo che con lui, la speranza, è sempre viva. È arrivato martedì in campo e ha mille attenuanti, forse mille e una, e tutto sommato ieri era fondamentale non perdere. Per la svolta tattica era troppo presto, ma la squadra ha reagito. Remuntada: più che il gioco era fondamentale l’anima. E la squadra ne ha ancora una.

Meret 7
Ti aspetti Osi, Kvara o chissà chi, e invece è lui ad alzare subito la voce. E i guanti, le braccia, finanche i piedi: al 9’ respinge Yamal, poi ci mette lo scarpino alla Garella su Lewandowski e nello stesso minuto, al 22’, disinnesca Gündogan. Solo Lewa riesce a inchiodarlo, ma sembrava condannato.

Di Lorenzo 5
Pedri è il suo uomo che lo costringe scivolare, ma deve vivere con l’occhio destro fisso sulla fascia dove Cancelo fa paura. Per gradire non è raro che si dedichi alle preventive su Lewandowski. Che però lo castiga a difesa schierata. Il colpo lo scuote un po’, soprattutto nella spinta, ma è un periodo no.

Rrahmani 5,5
Il suo uomo di riferimento è Lewandowski, con il sostegno di Juan Jesus, ma il tema di Xavi recapita dalle sue parti anche Pedri e perfino Gündogan. Ed è proprio una sua uscita avventurosa su Pedri a creare l’equivoco con Di Lorenzo, lo spazio e il gol di Lewa. Peccato, unico errore vero.

Juan Jesus 7
La prima storia è una giocata intelligente che intrappola Lewa. Della linea è quello che meglio interpreta l’aggressione alta, ma la nota chic è una chiusura da centrale puro (e di valore) ancora su Lewandowski a inizio ripresa. Smorza il fuoco di Gündogan e combatte fino al gong con furore. Una certezza.


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Olivera 5,5
Prima da titolare dal 25 novembre, dall’infortunio, e gli tocca Yamal. Sedici anni di dinamite. Lui, però, tiene botta, non si lascia impressionare dalla gioventù ribelle del bimbo dei record. Però fa solo difesa.

Anguissa 6
Primo tempo: dov’è finito Frank il terribile? Il titolo è questo, nudo e crudo: impalpabile in fase offensiva, stordito sulle tracce di De Jong, arrendevole in riaggressione. Secondo tempo: probabilmente ingurgita una pozione magica che lo trasforma al 30’. Alimenta, conquista palloni, sfiora il gol e manda in porta Osimhen.

Lobotka 6,5
La danza tra le linee di Gündogan non lo ipnotizza, ma gli toglie energie e ne appanna i riflessi. Che però conserva vivi nella rara gestione dei possessi, spesso mortificati dalle marcature alte del Barça. Spazi e sbocchi ridotti, ma non si sbriciola mai. E mette ordine.

Cajuste 4,5
Il suo uomo, Christensen, fa ciò che vuole. Ed è questa l’unica certezza della sua tremenda notte: sbaglia le prime tre palle che tocca e poi ancora. E affonda in acque troppo profonde per lui.

Traore (23’ st) 6
Buon impatto in mezzo, con intelligenza. In crescita, tornerà molto utile.

Politano 5
Certo ci prova e corre tanto, ma a memoria l’asse con Di Lorenzo produce una sola giocata vera. Cancelo lo contrasta e lo attacca, lo spegne con un interruttore. E De Jong lo irretisce.


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Raspadori (32’ st) 6
Vivace, tenace. Entra bene.

Osimhen 7
Inigo Martinez lo aggredisce alto e Araujo lo accompagna senza un briciolo di inutile delicatezza. Osi, però, non s’arrende mai: prova a far salire la squadra, parte a caccia della profondità perduta e alla fine vince lui. Primo pallone utile, Martinez sradicato e gol. Bentornato dopo 9 partite e 60 giorni: il Napoli è aggrappato al suo eroe mascherato.

Simeone (32’ st) 6
Prova il missile da fuori. E per poco non brinda.

Kvaratskhelia 5
Le prime scene sono bruttine. E parecchio: sbaglia tre volte di fila, tra appoggi e possessi perduti, e poi c’è Koundé che lo tormenta ovunque, spesso in anticipo, con i raddoppi di Yamal. E così nel primo tempo la vede poco. Mai nel secondo. Luce spenta: la sostituzione fa rumore, ma non si può vivere di speranze.

Lindstrom (23’ st) 6,5
Mezzoretta di puro brio a sinistra. Ci sono anche la sua rapidità e i suoi tagli a fare la differenza nella rimonta.


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Calzona (all.) 6
Il Napoli incassa come un pugile all’angolo per 75 minuti e non tira mai nello specchio fino a quando Osimhen non ricorda al mondo che con lui, la speranza, è sempre viva. È arrivato martedì in campo e ha mille attenuanti, forse mille e una, e tutto sommato ieri era fondamentale non perdere. Per la svolta tattica era troppo presto, ma la squadra ha reagito. Remuntada: più che il gioco era fondamentale l’anima. E la squadra ne ha ancora una.

Meret 7
Ti aspetti Osi, Kvara o chissà chi, e invece è lui ad alzare subito la voce. E i guanti, le braccia, finanche i piedi: al 9’ respinge Yamal, poi ci mette lo scarpino alla Garella su Lewandowski e nello stesso minuto, al 22’, disinnesca Gündogan. Solo Lewa riesce a inchiodarlo, ma sembrava condannato.

Di Lorenzo 5
Pedri è il suo uomo che lo costringe scivolare, ma deve vivere con l’occhio destro fisso sulla fascia dove Cancelo fa paura. Per gradire non è raro che si dedichi alle preventive su Lewandowski. Che però lo castiga a difesa schierata. Il colpo lo scuote un po’, soprattutto nella spinta, ma è un periodo no.

Rrahmani 5,5
Il suo uomo di riferimento è Lewandowski, con il sostegno di Juan Jesus, ma il tema di Xavi recapita dalle sue parti anche Pedri e perfino Gündogan. Ed è proprio una sua uscita avventurosa su Pedri a creare l’equivoco con Di Lorenzo, lo spazio e il gol di Lewa. Peccato, unico errore vero.

Juan Jesus 7
La prima storia è una giocata intelligente che intrappola Lewa. Della linea è quello che meglio interpreta l’aggressione alta, ma la nota chic è una chiusura da centrale puro (e di valore) ancora su Lewandowski a inizio ripresa. Smorza il fuoco di Gündogan e combatte fino al gong con furore. Una certezza.


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