Un italiano vero: non italianista, sia chiaro, nell’accezione vagamente allusiva. Un italiano che guardi al mondo, alle sue evoluzioni, ai suoi mutamenti, che lo abbia già attraversato - ad esempio - o che possa aiutare il Napoli a (ri)farlo: perché ora ch’è sparita pure la Champions e nell’aria c’è un solo vago cenno del passato, bisogna inventarsi una vita che proietti nell’altrove vero. Un casting all’italiana (per ora, sia chiaro), non prevede né blocchi e né pregiudizi, sembra stia cadendo anche la radicata certezza che qui si debba procedere esclusivamente di 4-3-3, perché pure i mantra vanno in scadenza: e quindi, questa primavera che si avvicina e sa di nulla, meglio profumarla d’un calcio più ampio. Aaa cercasi un allenatore che, portandosi appresso le proprie conoscenze, sappia cancellare l’anno più orribile del Napoli, un Fallimento tecnico e ideologico che Aurelio De Laurentiis sente tutto per sé: è andata come si vede dall’espressione stanca e anche stravolta di una Napoli che con le mani in testa si chiede come sia stato possibile demolire quel sogno: e adesso, non c’è tempo da perdere. Aurelio De Laurentiis ama calarsi nei ruoli più contraddittori - ora rabdomante e poi showman - e dovendo consegnare la panchina ad uomo che gli rimetta a posto l’umore e gli ridisegni l’orizzonte, ha ricominciato i sondaggi, lasciando nel database della memoria gli input di vecchie perlustrazioni.