Napoli, Spalletti non fa miracoli

Leggi il commento sul momento del club azzurro dopo il pareggio casalingo contro il Frosinone
Napoli, Spalletti non fa miracoli© Getty Images
Pasquale Salvione
4 min

Nemmeno Spalletti è riuscito nel miracolo. Il suo Napoli è scomparso, si è completamente sgretolato, non esiste più. Della sua squadra è rimasto solo lo scudetto sulle maglie, tutto il resto è solo uno sbiadito ricordo. Vedere l’emozione dell’allenatore tricolore in tribuna al Maradona non ha sbloccato nessun ricordo agli azzurri, per l’ennesima volta hanno buttato al vento l’occasione di rilanciarsi. Nemmeno uno spiraglio per la qualificazione in Europa, l’ultimo traguardo possibile in questa maledetta stagione, è riuscito a provocare una reazione di carattere a questa squadra. In campo sembrano andare giocatori senza motivazioni, senza grinta, senza il minimo furore agonistico. Subiscono la partita, non la azzannano. Incassano, ma non danno mai l’impressione di voler reagire con veemenza. Un atteggiamento che non può portarti lontano, figuriamoci a un posto nell’Europa che conta.

Napoli, numeri disastrosi

I numeri in campionato sono imbarazzanti: 49 punti dopo 32 giornate, 30 in meno rispetto alla scorsa stagione. Il Napoli non andava così male dal 2012 (allora il parziale era 48) quando in panchina c’era Mazzarri: quella stagione si concluse però con il primo trofeo dell’era De Laurentiis, la Coppa Italia vinta in finale contro la Juve di Conte. Quest’anno, invece, il finale sarà molto più amaro: non solo “zero titoli”, si rischia anche di rimanere fuori dell’Europa dopo 14 qualificazioni consecutive. Una prospettiva imbarazzante dopo un’annata disastrosa. 

Calzona, il dato che preoccupa

Neanche con Calzona la squadra si è rimessa in carreggiata. Anzi, c’è un dato molto preoccupante: in dieci partite con il nuovo allenatore il Napoli ha preso sempre gol. La fase difensiva è stata uno dei problemi principali, spiegarla con la sola partenza di Kim non può essere una conclusione ragionevole. Le reti incassate si sono quasi raddoppiate (da 22 a 40 in 32 giornate), evidentemente è peggiorato l’atteggiamento difensivo di tutta la squadra. A farne le spese sono stati soprattutto i difensori di ruolo, ora sollecitati con una frequenza impressionante. L’aumento esponenziale degli errori dei singoli è stata una logica conseguenza. 

La spaccatura e l'esempio Simeone

In questo finale di stagione c’è anche un altro aspetto che preoccupa. La rosa del Napoli non sembra essere tutta coinvolta in questo disperato tentativo di chiudere in bellezza. Si ha la sensazione che si sia creata una spaccatura psicologica fra i giocatori più impiegati e quelli che restano spesso in panchina. In tanti hanno un minutaggio ridottissimo e quando vengono chiamati in causa non riescono a incidere. Un esempio su tutti: Simeone. Entrando dalla panchina è stato uno degli assi nella manica nella stagione dello scudetto, adesso non ha lo spazio per farlo. In dieci partite ha giocato solo 67 minuti su 900, troppo pochi anche per uno specialista come lui. La gestione del gruppo ha penalizzato Calzona anche in partita, quasi mai i cambi sono stati una soluzione ai problemi. Ora restano sei partite e l’obbligo di fare il massimo per tutti quei tifosi che anche ieri hanno riempito il Maradona. Compreso Spalletti, nemmeno lui meritava una delusione così.


© RIPRODUZIONE RISERVATA