© FOTO GIANLUCA MOSCA Napoli, il cervello favoloso si chiama Lobotka
Stanislav Lobotka detto Lobo, trent’anni d’età e la saggezza (calcistica) di un anziano maestro orientale, è il cervello dei quattro cervelli sopraffini del centrocampo del Napoli. È la mente brillante di quattro menti brillanti. È il direttore di un’orchestra dove gli archi della mediana sono un po’ tutti primi violini, eccezionalmente. Tanto da meritare l’accezione di Fab Four. Anche sabato al Franchi, in una partita in cui la squadra di Conte ha messo le cose in chiaro sin dal terzo minuto con un’azione da percussionisti in cui il gol è stato sfiorato due volte e il rigore è stato la conseguenza, ha regalato un’altra prestazione super piena di intelligenza, decisioni perfette, sacrificio, calcio di enorme qualità. Leadership. Lobotka non è soltanto il regista del Napoli - e della nazionale slovacca -, lui è un prototipo unico che galleggia tra il centromediano metodista del tempo che fu e un mediano moderno che pressa alto e che strappa. Facile, se al proprio fianco in costruzione c’è un tale di nome De Bruyne Kevin.
Lobotka, il leader del super centrocampo del Napoli
Ma i cervelli favolosi, dicevamo, sono quattro: Lobo, KDB, McTominay e Anguissa. Tre su quattro con un passato e strutture di Premier; uno, Lobotka, riconosciuto universalmente pur non avendo mai sfiorato le bianche scogliere di Dover. Il suo stile è nella fabbrica, è un copyright, un marchio registrato: lui detta il ritmo e poi difende, sradica palloni agli avversari e governa il gioco della squadra. Anche con la Fiorentina i numeri non hanno fatto altro che confermare la teoria: 55 passaggi, nessuno come lui nell’ambito del Napoli; e 7 possessi guadagnati, come nessuno, neanche i difensori centrali. La capacità di essere decisivo, sempre, pur scegliendo ogni volta una forma diversa: con il Cagliari, tanto per raccontarne una, è stato lui a costruire l’azione rifinita da Buongiorno e conclusa da Anguissa in porta, gestendo la pressione e trasformando in leggerissimo un pallone di piombo al minuto 95. Lobotka è un pezzo raro da museo, è un pensatore del calcio in via d’estinzione non dotato di stazza da corazziere ma certamente di nerbo e forza invidiabili. Spalletti lo definiva così: un cinghialotto. E lo diceva raccontandone quelle partenze e quegli strappi indomabili che fanno male e che un anno fa sono valsi una fetta enorme di scudetto: indovinate chi ispirò Billing contro l’Inter nel momento peggiore di Napoli-Inter, al Maradona.
Lobotka, sfida a distanza con Rodri
Gran bel lavoro anche quello del ds Manna. Sì: è riuscito a trattenerlo nonostante l’idea di cambiare aria non fosse poi così lontana dalle stanze di casa Lobotka. Titolare di un contratto fino al 2027 ma anche di una clausola rescissoria da 25 milioni: problemi e pensieri ormai lontani mille miglia, la stagione è già nel pieno ed è già piena di cose belle. La prossima in vista? City-Napoli, giovedì. Con sfida a distanza con Rodri. Grandi cose da grandi.
